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Papa Pio VI
(1775-99)

1799
Luglio
11/13
, Valence, San Marcellino, solo ora ha fine il suo viaggio mentre è sempre in stato di arresto;
Agosto
29
, muore da recluso ed il suo corpo viene messo in una bara di piombo.
[Sarà trasportato a Roma per la sepoltura che avverrà l'8 febbraio 1802.]
N. Bonaparte dichiara: «È morto il papa. La vecchia macchina della Chiesa si distruggerà da sola».
[Eric Frattini, L'Entità, 2008]

Pasquino:
Il sesto all'infelice Roma fu sempre infesto;
ora il colpo di grazia glielo darà Pio Sesto!

[Tra i suoi biografi: Becattini, Tavanti e Novaes]

Ottobre
3
, il cardinale Giovanni Francesco Albani, rifugiatosi con gli altri cardinali a Venezia (facente parte dell'impero austriaco) convoca il conclave per l'8 dicembre;
Dicembre
8
, Venezia, si riunisce il conclave;

Francescani

«segue da 1790»
1799, prima 2500 francesi e poi 3000 polacchi stazionano nel convento di Aracoeli sul Campidoglio, da dove nel giro di tre ore i frati sono stati fatti sloggiare e si sono rifugiati parte a S. Bartolomeo all'Isola, parte a S. Francesco a Ripa, parte ai Santi Quaranta, parte a S. Bonaventura.
Più tardi saranno incorporati nei conventi delle Marche e dell'Umbria.
Dopo 547 anni di fervida vita francescana il convento dell'Aracoeli è ridotto alle mura e ad una parte del tetto. Il danno maggiore è il saccheggio degli archivi e della libreria [magnificamente costruita e arricchita dal p. Giuseppe Maria da Evora, poi vescovo di Porto].
Gli esemplari di Luca Wadding e dei suoi continuatori vengono venduti o a peso di carta agli orzaroli o per pochi baiocchi al libraio Giunchi.
Lo stesso succede in pratica anche nel Sacro Convento e nella Basilica di Assisi e S. Francesco grande di Padova.
«segue 1808»

Cappuccini
[Frati Minori della vita eremitica]

«segue da 1683»
1799, scacciati i francesi dall'Italia, tutte le comunità che dai precedenti governi erano state private dei cappuccini, fanno istanza al nuovo governo austriaco ottenendo di riaprire i loro conventi; ma nello stesso anno, tornati i francesi, viene ristabilita la Repubblica Cisalpina;
vengono quindi soppressi tutti i conventi del bergamasco eccettuati soltanto quelli di Bergamo, Albino e Romano;
«segue 1808»





1799, Paolo Ruffini dimostra per la prima volta l'impossibilità di risolvere per via algebrica le equazioni algebriche generali di grado superiore al quarto.

 

 

ANNO 1799




1799
Repubblica Elvetica
CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1799
-
Quale alleata della Francia la repubblica è teatro della guerra della seconda coalizione.

 


AUSTRIA - BOEMIA e UNGHERIA

Francesco II (Firenze 1768-Vienna 1835)
figlio di Leopoldo II e di Maria Luisa di Borbone infanta di Spagna;
1792-1806, imperatore del Sacro Romano Impero;
1799
-
1804-35, imperatore d'Austria (Francesco I);


Albero genealogico
 
POLONIA – La nazione senza stato dal 1795

- I spartizione: 1772,
- II spartizione: 1793,
- III spartizione: 1795.

1799
la dissoluzione dello stato polacco disperde per l'Europa gran parte dei patrioti che hanno partecipato alla disperata insurrezione di T. Kosciuszko: molti di loro combattono negli eserciti napoleonici, con la legione polacca creata da J.H. Dabrowski;



BADEN
BAVIERA

Karl IV Theodor (Schloss Drogenbusch/Uccle 1724 - Munich 1799)
figlio del pfgf Johann Christian Joseph von Sulzbach e di Marie Anne Henriette de La Tour-d'Auvergne marchesa di Bergen-op-Zoom;
Kfst von der Pfalz (1742-99)
[Palatinato Renano (o Inferiore)]
1777-99, elettore di Baviera;
1799
Febbraio
16
, muore.


Albero genealogico
 

Maximilian I Joseph (Schwetzingen, Mannheim 1756 - Schloss Nymphenburg, München 1825)
figlio del principe palatino Friedrich Michael e di Maria Franziska von Sulzbach, sua cugina;
1795-1799, duca di Pfalz-Zweibrücken,
1799-1805, conte palatino di Zweibrücken-Birkenfeld-Bischweiler,
elettore di Baviera [Maximilian IV Joseph],
[dal 16.02.1799]
1799
Febbraio
16
, sale al trono in virtù del "trattato di Teschen" che pone fine alla guerra di successione bavarese, si allea con l'Austria;
1805-1825, conte palatino del Reno,
duca di Baviera,
re di Baviera [Maximilian I Joseph]


Albero genealogico
 

Massimiliano IV Giuseppe (Schwetzingen, Mannheim 1756-Nymphenburg, Monaco 1825)
figlio di Federico Michele di Wittelsbach e di Maria Dorotea di Sulzbach (sua cugina),
1795-1825, duca di Zweibrücken-Birkenfeld;
1799-1805, elettore di Baviera;
1799
portato al trono dal "trattato di Teschen" che pone fine alla guerra di successione bavarese, si allea con l'Austria;
1806-25, re di Baviera (Massimiliano I);


Albero genealogico
 
PRUSSIA

Federico Guglielmo III (Potsdam 1770-Berlino 1840)
figlio di Federico Guglielmo II e di Federica Luisa di Assia-Darmstadt;
1793, sposa Luisa di Mecklemburg-Strelitz (1776-1810);
1797-1840, re di Prussia;
1799
-


Albero genealogico
 
SASSONIA

Federico Augusto III [il Giusto] (Dresda 1750-1827)
figlio del pr. elett. Federico Cristiano e di Antonietta di Baviera;
1763-1806, principe elettore di Sassonia;
1799
cerca di mantenersi neutrale nei conflitti tra Austria e Prussia;
1806-27, re di Sassonia (Federico Augusto I);


Albero genealogico
 




1799
IMPERO OTTOMANO

Selim III

Albero genealogico

(1761-1808)
figlio di Mustafà III;
1789-1807, XXVIII sultano;

1799
l'impero è ormai allineato anche formalmente al sistema degli stati europei.






1799
RUSSIA
Paolo I Romanov
Albero genealogico

(Pietroburgo 1754 - 1801)
figlio di Pietro III e di Caterina II;
1796-1801, zar di Russia;
1799
-


Ministro degli Esteri
-
1799
consegue successi con l'occupazione delle isole Ionie e con la vittoriosa campagna di A.V. Sovorov in Svizzera e nell'Italia settentrionale;




 

 
1799
FRANCIA
Prima Repubblica
(1792 21 set - 18 mag 1804)
[Costituzione dell'anno III]
(1795 22 ago - 10 nov 1799)
[Costituzione dell'anno VIII]
(1799 13 dic 2 ago 1802)
Consiglio degli anziani*
[Un presidente quasi ogni mese]
Consiglio dei Cinquecento  
Senato
Corpo Legislativo
Tribunato
 
DIRETTORIO
[5 membri]
(1795 2 nov - 9 nov 1799)
P.-F.- Barras
(1795 2 nov - 10 nov 1799)
Commissione consolare
(11 nov - 13 dic)
**CONSOLATO
(13 dic - 2 ago 1802)
L.-M. de la Révellière-Lépeaux
(1795 2 nov - 18 giu 1799, dim.)
P.-R. Ducos
(19 giu -10 nov 1799)
J.-F. Reubell
(1795 2 nov - 19 mag 1799)
E.-J. Sieyès
(20 mag -10 nov 1799)
[designato per sorteggio]
Ph.-A. Merlin
[Merlin de Douai]
(1797 8 set - 18 giu 1799, dim.)
J.-F. Moulin
(20 giu - 10 nov 1799)
J.-B. Treilhard
(1798 20 mag - 17 giu 1799)
[la sua elezione è annullata dopo 13 mesi]
L.-J. Gohier
(17 giu - 10 nov 1799)
Presidente
del Direttorio
L.-M. de la Révellière-Lépeaux
(1798 27 nov - 25 feb 1799)
P.-F.- Barras (25 feb - 26 mag)
Ph.-A. Merlin
[Merlin de Douai] (26 mag - 18 giu)
E.-J. Sieyès
(18 giu - 23 set)
L.-J. Gohier (23 set - 10 nov)
Consoli:
1. N. Bonaparte,
2. P.-R. Ducos,
3. E.J. Sieyès
Consoli:
1. N. Bonaparte,
2. J.-J. Regis de Cambacérès,
3. Ch.-F. Lebrun
 
[6 Ministri]
   
Affari Esteri
Ch.-M. de Talleyrand-Périgord
(1796 15 lug - 20 lug 1799)
Ch.-F. Reinhard
(20 lug - 22 nov)
Ch.-M. de Talleyrand-Périgord
(1799 22 nov - 9 ago 1807)
Interno
F. de Neufchâteau
(1798 17 giu - 22 giu 1799)
N.-M. Quinette
(22 giu - 12 nov)
P.-S. de Laplace
(12 nov - 25 dic)
Lucien Bonaparte
(25 dic - 7 nov 1800)
Pubblica Istruzione
Chef de la division de l'instruction publique
(al Ministero dell'Interno)
Venceslas Jacquemont
(1797 set - 23 dic 1799)
Conseiller d'état chargé de l'administration de l'instruction publique
(al Ministero dell'Interno)
Jean-Antoine Chaptal
(24 dic - 11 mar 1802)
Guardasigilli
Ch.-J.-M. Lambrechts
(1797 24 set - 20 lug 1799)
J.-J.-R. de Cambacérès
(20 lug - 25 dic)
A.-J. Abrial
(25 dic - 14 set 1802)
Finanze
D.-V. Ramel
(1796 14 feb - 20 lug 1799)
J.-B.-R. Lindet
(20 lug - 10 nov)
M.-M.-Ch. Gaudin
(1799 10 nov - 30 mar 1814)
Guerra
B.-L.-J. Schérer
(1797 23 lug - 21 feb 1799)
L.-M.-A. Destouff
(21 feb - 2 lug)
J.-B. Bernadotte
(2 lug - 14 set)
E.-L.-A. Dubois-Crancé
(14 set - 10 nov)
L.-A. Berthier
(11 nov - 4 apr 1800)

*Nel 1799, la maggioranza del Consiglio degli anziani è favorevole al colpo di stato del 18 brumaio che porta al potere il gen. N. Bonaparte.
Tra i membi del complotto si trovano i suoi due ultimi presidenti, Joseph Cornudet des Chaumettes e Louis-Nicolas Lemercier.
Esso decide di trasferire le assemblee a Saint-Cloud, il che facilita il colpo di stato, malgrado la resistenza dei deputati repubblicani del Consiglio dei Cinquecento.
Il Consiglio degli anziani e il Consiglio dei Cinquecento sono soppressi il 10 novembre 1799.
Al loro posto vengono istituiti rispettivamente il Corpo legislativo e il Tribunato.

**La costituzione, detta "dell'anno VIII", affida poteri quasi dittatoriali a un primo console (N. Bonaparte), coadiuvato da altri due consoli in posizione subordinata (J.-J. Regis de Cambacérès e Ch.-F. Lebrun) e da un consiglio di stato nominato dal primo console;
un Senato conservatore composto di uomini sicuri sceglie i membri delle altre due assemblee (il Corpo legislativo e il Tribunato) dalle liste di notabili eletti a suffragio universale; solo il Tribunato, che deve discutere le proposte di legge presentate dal governo (mentre il Corpo legislativo può solo approvarle o respingerle) manifesta agli inizi qualche velleità d'indipendenza.


 

1799
Gennaio 
N. Bonaparte invade la Siria;

Febbraio
25, come nuovo presidente del Direttorio viene eletto P.-F.- Barras (25 feb - 26 mag);

Marzo
7
, conquista di Giaffa; massacro dei 3.000 turchi catturati nella cittadina insieme ad altri 1.400 fatti prigionieri nei giorni precedenti;
18, N. Bonaparte pone l'assedio a S. Giovanni d'Acri; 
19, nella Repubblica Elvetica una legge crea una moneta unitaria: il franco, anteprima della riforma monetaria del 1803; 

Aprile
16
, N. Bonaparte sconfigge il pascià di Damasco al monte Tabor ma poi deve ritirarsi;
la ripresa dell'espansione rivoluzionaria della Francia riaccende le ostilità contro Inghilterra, Austria, Russia e Turchia le quali formano la II coalizione;
ciò blocca ogni ulteriore sviluppo dei negoziati in corso a Rastatt (dal 1797) e la Francia ritira i propri delegati.
27, battaglia di Cassano d'Adda (Milano) [vedi Repubblica Cisalpina];

Maggio
26
, come nuovo presidente del Direttorio viene eletto P.-A. Merlin de Douai (26 mag - 18 giu);

Giugno
18, come nuovo presidente del Direttorio viene eletto E.-J. Sieyès (18 giu - 23 set);
22 (4 Messidoro, Anno VII), proclamazione dei risultati da parte della Commissione internazionale davanti al Corpo legislativo, e deposito del campione del metro e del chilogrammo di platino presso gli Archivi di Francia;

Luglio
25
, N. Bonaparte annienta un corpo di spedizione turco (Mustafa Pascià) ad Abukir (villaggio e baia a NE di Alessandria d'Egitto);

Agosto
23
, riuscito a sfuggire con una nave al blocco inglese, N. Bonaparte abbandona l'Egitto;

Settembre
23, come nuovo presidente del Direttorio viene eletto L.-J. Gohier (23 set - 10 nov);

Il futuro Luigi XVIII comincia a mandare ai chouan armi e munizioni dalla Gran Bretagna; questi cominciano quindi a combattere conquistando diverse città tra cui Nantes, Le Mans, Saint-Brieuc, Redon e Roche-Bernard.
[L'insurrezione finirà il 12 dicembre.]

Ottobre
9
, in Francia l'abate E.-J. Sieyès entra nel Direttorio;
N. Bonaparte sbarca inaspettatamente a Fréjus;
26, scoppia la: III guerra di Vandea: (26 ott-17 dic).
[Terminerà con l' "armistizio di Pouancé": a causa dell'instabile situazione politica, la Francia non avrebbe potuto sostenere una nuova guerra civile e per questo motivo il nuovo governo francese preferisce acconsentire alle richieste degli insorti, in modo da evitare il ritorno della monarchia, che in questo momento sembra imminente.]

Novembre
8
(17 Brumaio, Anno VIII), in serata, alcuni membri del Consiglio degli Anziani si riuniscono presso il loro presidente, Lemercier, per preparare il trasferimento dei consigli a Saint-Cloud, che dovrà essere votato l'indomani;
9 (18 Brumaio, Anno VIII), colpo di Stato;
10 (19 Brumaio, Anno VIII), P.-F.- Barras, P.-R. Ducos e E.-J. Sieyès si dimettono; poiché J.-F. Moulin e L.-J. Gohier rifiutano di dimettersi, vengono arrestati dal gen. J.-V.-M. Moreau.
[Con questo colpo di Stato, a cui collabora anche Luciano Bonaparte, la commissione consolare mette fine al governo del Direttorio [iniziato il 2 nov 1795] e si attribuisce l'incarico di dare alla Francia una nuova costituzione.]
11, si forma una commissione consolare composta di:
1. N. Bonaparte,
2. E.-J. Sieyès,
3. P.-R. Ducos;

Dicembre
12
, "armistizio di Pouancé": con un trattato di pace stipulato a Pouancé, termina l'insurrezione dei chouan iniziata a settembre;
[N. Bonaparte ha capito che gli insorti continuerebbero a combattere se non si ascolteranno le loro richieste. Per questo motivo a Pouancé, con l'intento di allontanare il pericolo di una nuova guerra civile, fa delle promesse simili a quelle del "trattato di La Jaunaye", con la differenza che questa volta fa rispettare i termini stabiliti dal trattato: consente la libertà religiosa e promette di non perseguitare i sacerdoti refrattari, inoltre sospende il servizio militare a patto di porre fine all'insurrezione, ma di contro giustizierebbe chi lo farà.
La maggior parte dei capi vandeani e chouan accettano gli accordi di Pouancé, fatta eccezione per Cadoudal che continua a combattere e dopo tre battaglie contro l'esercito repubblicano (che qualche anno dopo diverrà imperiale), per fermarlo Napoleone gli proporrà di diventare generale, se si arrenderà e congederà, ma Cadoudal rifiuterà e si rifugerà a Londra.]


13, nasce il CONSOLATO [1799 13 dic - 2 ago 1802].
28, VANDEA, N. Bonaparte assegna dei consoli della repubblica ai dipartimenti dell'Ovest;


 

1799
FRANCIA
Luigi Filippo d'Orléans
Albero genealogico

(Parigi 1773 - Claremont, Londra 1850)
primogenito di Luigi Filippo Giuseppe duca di Orléans e di Luisa Maria Adelaide di Borbone Penthièvre;
1785-93, duca di Chartres;
1793-1830, duca di Orléans;
1794, è in viaggio negli Stati Uniti;


1807-30, duca di Montpensier;
1830-48, re dei francesi;


Louis-Stanislas-Xavier
Albero genealogico

(Versailles 1755-Parigi 1824)
fratello minore di Louis XVI;
1755-1795, conte di Provenza;
da giugno 1795 autoproclamatosi re di Francia col nome di Louis XVIII, ha rifiutato ogni concessione alle idee e alle istituzioni rivoluzionarie e proclamato il ritorno a una monarchia assoluta purgata dagli abusi;


1814-24, re di Francia (Louis XVIII);

 

 
Carlo Filippo Albero genealogico

(Versailles 1757-Gorizia 1836)
fratello minore di Louis XVIe di Louis XVIII;
1757-1824, conte d'Artois;
1773, sposa Maria Teresa di Savoia, altra figlia del re di Sardegna Vittorio Amedeo III;
dal 1794 risiede in Inghilterra;


1824-30, re di Francia (Carlo X);

 

 


1799
Gran Bretagna e Irlanda
Giorgio III
Albero genealogico

(Londra 1738 - Windsor 1820)
figlio di Federico Luigi principe di Galles e di Augusta di Sassonia-Gotha;
1751-60, duca di Brunswick-Lüneburg (Giorgio);
1760-1820, elettore di Hannover;
1760-1815, re di Gran Bretagna e Irlanda;
dal 1761 è sposato con Sofia Carlotta di Mecklenburg-Strelitz;
dal 1765 soffre di una grave malattia mentale;

- colpito da gravi disturbi mentali sin dal 1788 -

1814-20, re di Hannover;


 
Primo lord
del Tesoro
[First Lord
of the Treasury
]
W. Pitt [il Giovane] Tory
(1783 19 dic - 14 mar 1801)
Cancelliere
dello Scacchiere
[Chancellor
of the Exchequer
]
Segretari di Stato
-
Affari Esteri e Commonwealth
-
 
Affari Interni    
Giustizia    

1799
il potere è ormai nelle mani di W. Pitt [il Giovane] che guida la politica inglese contro la Francia rivoluzionaria;

Febbraio
14
, battaglia navale di Capo San Vincenzo: la flotta inglese, guidata dall'ammiraglio Jervis (e dal contrammiraglio H. Nelson) sconfigge l'Armada spagnola guidata dall'ammiraglio don José de Cordova;


 


 


 
SCOZIA [dal 1° maggio 1707 è unita a Inghilterra e Galles]
-
-
-
-

1799
-


 
IRLANDA
-
-
-
-

1799
mentre dal 1795 in tutto il paese è stato sospeso l'habeas corpus, i protestanti del nord hanno istituito e armato il reazionario ordine di Orange;
nella speranza di ricevere soccorsi dalla Francia, i repubblicani del movimento United Irishmen, guidato da Theobald Wolfe Tone, insorgono; ma il piccolo contingente francese sbarcato a Killala viene subito catturato e la rivolta facilmente repressa;

 

 

Nord America Britannico
Governatore generale
Robert Prescott
(1797 - 1807)
-
-

1799
-

Costa settentrionale dell'Oceano Pacifico (territorio corrispondente più o meno alla futura British Columbia – il cui confine meridionale sarà in seguito fissato dal trattato dell'Oregon (1846) – e ai futuri stati americani di Washington e Oregon: da ora i russi operano sulla costa nordamericana sotto l'autorità della Compagnia Russo-Americana, l'equivalente della Hudson's Bay Company britannica, diretta fino al 1818 da Alexandr Andreevich Baranov (1747-1819).
Essa ha come centro amministrativo Novo-Arkangel'sk (poi Sitka, Alaska), posta in pieno territorio tlingit.
L'attività russa sulle coste nordamericane, intieramente legata alla tratta e alla caccia ai mammiferi marini, non è che un'estensione di quelle stesse attività da tempo condotte sulle coste siberiane e somiglia a quella intrapresa dai francesi dall'altra parte del continente fino alla metà del sec. XVII.

[Luca Codignola-Luigi Bruti Liberati, Storia del Canada, Bompiani 1999.]

 

 

 




PROVINCIA DEL CANADA
[Aggiunta alle altre province britanniche nel 1763, include la regione sulle due rive del fiume San Lorenzo grossolanamente delimitate da Anticosti a est e il Lago Nipissing a ovest.
Dal 7 nov 1763 la provincia (ex Canada francese) è stata divisa formalmente in tre distretti: Québec, Trois-Rivières, Montréal.
Nel 1791 la provincia è stata separata in due parti:
Basso Canada (francofoni) e Alto Canada (lealisti).]
BASSO CANADA [o Canada Est]
Governatore della provincia
-

1799
-

 

ALTO CANADA [o Canada Ovest]
Governatore della provincia
John Graves Simcoe
(1791 - ?)

1799
-



 

 

TERRANOVA
Governatore della provincia
William Waldegrave
(1797 - 1799)

1799
-

 

ISOLA DEL PRINCIPE EDOARDO
Governatore della provincia
-

1799
-

 

NEW BRUNSWICK
Governatore della provincia
-

1799
-

 

NOVA SCOTIA
Governatore della provincia
-

1799
-

 

ISOLA DI CAPO BRETONE
Governatore della provincia
-

1799
-

 

a

1799
Ernesto Augusto
Albero genealogico
(Londra 1771 - Hannover 1851)
quintogenito di re Giorgio III d'Inghilterra e di Carlotta Sofia di Mecklenburg-Strelitz;
1791-95, combatte contro i francesi;
1799-51, duca di Cumberland;
appena creato duca entra nella camera dei lord, dove assume posizioni politiche reazionarie che lo rendono estremamente impopolare;


1837-51, re di Hannover;

1799
-


UNIONE degli STATI UNITI d'AMERICA
Presidente degli Stati Uniti
J. Adams [2°]
(1797 mar - 4 mar 1801)
[federalista]
Vicepresidente
Th. Jefferson
(1797 mar - 4 mar 1801)
[repubblicano]
Segretario di Stato
[Ministro degli Esteri]
Timothy Pickering
(1795 10 dic - 12 mag 1800)
[federalista]
Ministro del Tesoro
-
Ministro della Guerra
James McHenry
(1797 mar - mar 1800)
[federalista]
Presidente della Corte Suprema
Oliver Ellsworth
(1796 8 mar - 15 dic 1800)

1799
Gennaio

La fazione dei federalisti intransigenti, dominata da A. Hamilton, preme perché venga dichiarata apertamente guerra alla Francia ma J. Adams, che avversa il militarismo che ha infettato il suo partito e sospetta che A. Hamilton miri a diventare un dittatore, spera ancora in una soluzione pacifica.
All'inizio dell'anno, in risposta a un'iniziativa di Ch.-M. de Talleyrand, egli decide di riaprire le trattative con la Francia.
Quando i suoi emissari arrivano a Parigi, trovano Napoleone Bonaparte, primo console.

Il presidente J. Adams impiega le truppe per ristabilire l'ordine in PENNSYLVANIA (Insurrezione di Fries) ma, agli occhi dei federalisti intransigenti, dimostra debolezza graziando il cap. John Fries, condannato per tradimento per aver guidato la protesta.

Dicembre
14
, muore G. Washington.
[La sua morte toglie al partito federalista il suo simbolo più valido. Alcuni dei suoi principali sostenitori finanziari si trovano in prigione per debiti in seguito a speculazioni disastrose. Altri dirigenti del partito ne hanno avuto abbastanza dell'agitazione della vita politica e si sono ritirati o nella magistratura (come Theodore Sedgwick) o nel servizio diplomatico (come Rufus King). Per di più, tra i dirigenti federalisti e la gente comune si è aperto un baratro: mentre i federalisti hanno pensato che l'organizzazione politica sia indegna di loro, la loro azione politica ha avuto come risultato di associarli strettamente con il militarismo, la repressione e l'aumento delle tasse.]

[Maldwyn A. Jones, Storia degli Stati Uniti, Bompiani 1984.]

 




[01] DELAWARE [dal 7 dicembre 1787] - cap. Dover
[Primo stato a ratificare la Costituzione degli Stati Uniti d'America.
Non esistono collegamenti fra chiesa e stato e una grande libertà religiosa si è affermata sin dall'inizio.]
Governatore
-

1799
-

 

[02] PENNSYLVANIA [dal 12 dicembre 1787] - cap. Harrisburg
[Non esistono collegamenti fra chiesa e stato e una grande libertà religiosa si è affermata sin dall'inizio.]
Governatore
-

1799
-

 

[03] NEW JERSEY [dal 18 dicembre 1787] - cap. Trenton
[Non esistono collegamenti fra chiesa e stato e una grande libertà religiosa si è affermata sin dall'inizio.]
Governatore
-

1799
-

 

[04] GEORGIA [dal 2 gennaio 1788] - cap. Atlanta
[Già ammesso nel 1780 ma ratificato solo il 2 gennaio 1788.]
Governatore
-

1799
-

[05] CONNECTICUT [dal 4 gennaio 1788] - cap. Hartford
Governatore
-

1799
-

[06] MASSACHUSETTS [dal 6 febbraio 1788] - cap. Boston
Governatore
-

1799
-


[07] MARYLAND [dal 28 aprile 1788] - cap. Annapolis
Governatore
-

1799
-






[08] SOUTH CAROLINA [dal 23 maggio 1788] - cap. Columbia
Governatore
-

1799
-

[09] NEW HAMPSHIRE [dal 21 giugno 1788] - cap. Concord
Governatore
-

1799
-

 





[10] VIRGINIA [dal 26 giugno 1788] - cap. Richmond
Governatore
-

1799
-

 





[11] NEW YORK [dal 26 luglio 1788] - cap. Albany
[L'anglicanesimo è la religione di stato in quattro contee.]
Governatore
-

1799
-

 

[12] NORTH CAROLINA [dal 21 novembre 1789] - cap. Raleigh
[Tratto di terre immediatamente a sud della Virginia, attorno allo stretto di Albemarle.]
Governatore
-

1799
-

[13] RHODE ISLAND [dal 29 maggio 1790] - cap. Providence
Governatore
-

1799
-


[14] VERMONT [dal 4 marzo 1791] - cap. Montpelier
Governatore
-

1799
-


[15] KENTUCKY [dal 1° giugno 1792] - cap. Frankfort
Governatore
-
-

1799
-


[16] TENNESSEE [dal 1° giugno 1796] - cap. Nashville
Governatore
-
-

1799
-

 





a

 

1799
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano VII
Albero genealogico
(1749 - 1808)
figlio di Federico V e di Luisa d'Inghilterra;
1766-1808, re di Danimarca e di Norvegia;
sotto la reggenza del figlio Federico;


Federico VI
Albero genealogico
(Copenaghen 1768 - 1839)
figlio di Cristiano VII e di Caterina Matilde d'Inghilterra;
1784, appena ammesso al Consiglio di stato, estromette il padre demente dal potere proclamandosi reggente;
1784-1808, reggente al trono di Danimarca e Norvegia;
per impulso suo e del primo ministro A.P. Bernstorff, viene dato sviluppo al commercio e all'industria ed hanno notevole diffusione le idee illuministiche;



1808-39, re di Danimarca;
1808-14, re di Norvegia;


Primo ministro e ministro degli Esteri
A.P. Bernstorff
(1784 - ?)
1799
-
NORVEGIA
1799
-
ISLANDA
1799
-


1799
REGNO di SVEZIA
Gustavo IV Adolfo
Albero genealogico

(? - ?)
1792-1809, re di Svezia;
1799
-




1799
-


 

1799
REGNO di PORTOGALLO
Maria I di Braganza
Albero genealogico

(Lisbona 1734-Rio de Janeiro 1816)
figlia di Giuseppe I e di Maria Vittoria;
1777-1816, regina di Portogallo;
1790-91, vedova dal 1786 dello zio "re consorte" Pietro III, viene colta da pazzia e deve lasciare le funzioni di governo al figlio;


don Juan
Albero genealogico

don Juan (Lisbona 1769-1826)
figlio di Pietro III e di sua nipote la regina Maria I;
1792-1807, reggente il trono di Portogallo;
[in seguito alla follia della madre]
1807-26, principe del Brasile;
1816-26, re di Portogallo (Giovanni VI il Clemente);


1799
-


a

1799
REGNO di SPAGNA
Carlo IV
Albero genealogico

(Napoli 1748 - Roma 1819)
figlio secondogenito di Carlo III e di Maria Amalia di Sassonia;
1788-1808, re di Spagna;


Primo ministro
Manuel Godoy
(1792 - ?)
[secondo amante della regina]
1799
dopo il trattato di Basilea, si è schierato a fianco della Francia in guerra con la Gran Bretagna;

a




1799
SAVOIA - REGNO DI SARDEGNA
Carlo Emanuele IV
Albero genealogico

(1751-1819)
figlio di Vittorio Amedeo III di Savoia e di Maria Antonia Ferdinanda di Borbone-Spagna;
1773-96, principe di Piemonte;
1796-1802, marchese di Saluzzo, Monferrato, Finale e Oneglia;
1796-1802, re di Cipro e Gerusalemme [titolare];
1796-1802, re di Sardegna e duca di Savoia;
costretto ad abdicare dal gen. E. Grouchy nel 1798;


1799
-

SARDEGNA
[viceré: Carlo Felice di Savoia (1796-1802, 1814-21]



1799
Repubblica Cisalpina
[1797 29 giu - 26 gen 1802]

Aprile
La serie dei precedenti colpi di stato dimostra l'inconsistenza dell'indipendenza formalmente riconosciuta alla Repubblica cisalpina.
Le plebi rurali e urbane, scontente dei francesi, insorgono (in nome della religione e quindi dette "masse cattoliche") in appoggio delle truppe austro-russe di A.V. Suvorov che occupano la Lombardia e l'Emilia.
27, battaglia di Cassano d'Adda (Milano): le truppe austro-russe (II coalizione) – 52.000 uomini: (35.000 austriaci (gen. Mélas) e 17.000 russi (gen. A.V. Suvorov) – sconfiggono i francesi (gen. J.V.M. Moreau), costretti a ripassare il Ticino; ciò provoca lo scioglimento immediato della Repubblica Cisalpina e una serie di sanguinose sommosse contro i francesi.

Giugno
il governo cisalpino, pur rimanendo formalmente in carica, si rifugia a Chambéry;
Cominciano le vendette:
vengono deportati in Dalmazia, Croazia e Ungheria:
. Moscati, Elena, Fantoni, Paradisi, Lodi , Malaspina, Marocco, Righetti, Ticozzi, Zuzzari, Apostoli e altri ottocento cittadini tutti costretti a lavori faticosi; solo dopo mesi di sofferenze inaudite (alcuni trovano la morte) potranno far ritorno in patria [tredici mesi dopo, in seguito alla vittoria di Marengo];


1799
ducato di Modena
Ercole III d'Este
Albero genealogico
(Modena 1727 - Treviso 1803)
figlio di Francesco III e di Carlotta Aglae di Orléans;
1741, sposa Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede del ducato di Massa e Carrara che assicura così al piccolo ducato estense uno sbocco sul mare;
1780-96, duca di Modena e Reggio;
dal 1797, vive in esilio a Venezia e a Treviso;




1799
-

1799
Ducato di Parma e Piacenza
Ferdinando di Borbone
Albero genealogico

(Parma 1751 - Badia di Fontevivo, Parma 1802)
figlio di Filippo di Borbone e di Luisa Elisabetta di Francia;
suo precettore fu il filosofo Condillac ma nulla rimarrà di illuministico nel suo spirito mediocre e bigotto;
1762, dicembre, muore di vaiolo la sua promessa sposa Marie Johanna di Absburgo (1750-1762);
1765-1802, duca di Parma e Piacenza;
1767, 15 ottobre, a 16 anni muore di vaiolo anche la sua seconda promessa sposa Marie Josephe di Absburgo;
dal 1769 è sposato con la duchessa Maria Amalia (1746-1804) figlia di Maria Teresa d'Absburgo;
1799
-



Primo ministro
-
1799
dal 1796 le truppe francesi occupano Piacenza;




1799
Granducato di Toscana
Ferdinando III di Lorena
Albero genealogico
(Firenze 1769-1824)
secondogenito di Pietro Leopoldo (Leopoldo II ) e di Maria Ludovica di Borbone-Spagna;
1790-1801, granduca di Toscana;


1801-14, granduca di Würzburg;
1814-24, granduca di Toscana;


 
1799
dopo Livorno, dal 1796 le truppe francesi stanno entrando ormai gradualmente in Toscana nonostante la cauta politica di neutralità perseguita dal ministro F. Manfredini;
i fratelli Neri Corsini, e Tommaso Corsini si rifugiano in Sicilia ma dopo la ritirata dei francesi fanno ritorno in Toscana;


Repubblica romana giacobina
1798-99

1799

Luglio
retta da un comitato provvisorio direttamente dipendente dai francesi, minacciata a sud dai napoletani e a nord dagli austriaci, minata al suo interno dal dilagare delle "insorgenze" popolari e del brigantaggio, la repubblica crolla;

Agosto
10
, mentre il gen. Rodio prende accordi con il romano Giuseppe Clary che ha contatti con gli antifrancesi a Roma, il generale francese Garnier assale il campo Borboneco mettendo in fuga i sanfedisti fino alle frontiere di Napoli; poste alcune guarnigioni ad Albano e a Frascati il gen. Garnier rientra a Roma.
29, muore a Valence (Francia) Pio VI;

Settembre
27
, le squadre tedesche che hanno preso la rocca di Civita Castellana, le squadre inglesi che hanno cinto d'assedio Civita Vecchia e le nuove e ordinate milizie giunte da Napoli al comando del gen. Bourcard, stringono la città di Roma obbligando il gen. Garnier a trattare la cessione di essa e dei castelli finora occupati dai francesi; viene firmata la capitolazione.
30
, Roma, escono i francesi ed entrano i napoletani;

Ottobre
Arriva a Roma il gen. Diego Naselli, principe di Aragona, giunto da Napoli con l'incarico di "comandante generale militare e politico negli Stati di Roma".
9, emana vari editti in base ai quali caccia dalla città i forestieri, manda in esilio cinque notai che avevano rogato l'atto di deposizione del papa dal trono temporale e altri impiegati o partigiani della repubblica;
istituisce un Tribunale di Stato (identico alla Giunta di Stato di Napoli) che comincia il suo triste lavoro.
Crea un tribunale col nome di Reggenza di giustizia per le cause civili e un altro di Reggenza di polizia per le criminali (le due Reggenze riunite insieme in un solo magistrato rappresentano per imitazione la Gran Corte della Vicaria napoletana). Un nuovo tribunale, il Tribunale Camerale, giudicando le cause civili della comunità e delle pubbliche amministrazioni somiglia alla Camera della Sommaria, un Consiglio rotale, magistrato supremo di appello nelle sentenze criminaili o civii della Reggenza e consultore nei casi di grazia o nelle commissioni del governo raffigura la Real Camera di Santa Chiara.
È un chiaro tentativo di rendere definitiva l'occupazione, approfittando della crisi del seggio papale.
16, N. Bonaparte arriva a Parigi;

Novembre
13
, Ancona è l'ultima città a cadere. 




1799
REGNO DI NAPOLI
Ferdinando IV
Albero genealogico

(Napoli 1751-1825)
figlio di Carlo III re di Spagna e di Maria Amalia di Sassonia;
sposato dal 1768 con Maria Carolina d'Absburgo (1752-1814); 1759-99, 1799-1806, 1815-16, re di Napoli;
1759-1816, re di Sicilia (Ferdinando III);


1816-25, re delle Due Sicilie (Ferdinando I di Borbone);


NAPOLI
Primo ministro e
Ministro degli Esteri
J.F.E. Acton
(1789 - 1811)
[dal 1775 Maria Carolina d'Absburgo è entrata nel consiglio di stato.]
Ministro della Marina
J.F.E. Acton
(1779 - ?)
Ministro della Guerra
J.F.E. Acton
(? - ?)

1799

Gennaio
2
, il gen. francese Rey intima al mar.llo svizzero Tschudy, governatore di Gaeta, di arrendersi. Mentre 4000 [un po' meno secondo altre fonti] soldati napoletani vanno prigionieri a Castel Sant'Angelo, resta in mano francese la fortezza munita di 70 cannoni di bronzo, 13 mortai, 20.000 archibugi, viveri per un anno, varie macchine da guerra ecc..
[Il
mar.llo Tschudy, destituito dal gen. Mack, sarà più tardi reintegrato nel suo grado. La resa di Gaeta rimane comunque, tra tutti i fatti della guerra, il più memorabile e ingiustificabile.]
Mentre il gen. Karl Mack von Leiberich ha riordinato il suo esercito nella fortezza di Capua, dietro al fiume Volturno, arriva il gen. MacDonald.
3, l'assalto dei francesi non ha buon esito. Negli assalti di Capua e nel tentativo di passare il fiume a Caiazzo, sorvegliato dal duca di Roccaromana, perdono 400 soldati, tra morti e feriti, e cento sono fatti prigionieri. Il gen. Mathieu perde un braccio, tranciato da un colpo di mitraglia, il gen. Boisgerard rimane ucciso, il col. Darnaud è fatto prigioniero. Tra i napoletani soltanto un centinaio di perdite, meno morti e più feriti, tra cui il duca di Roccaromana.
Arrivati dagli Abruzzi nello stesso giorno, i generali Duhesme e Lemoine raccontano della mancata fiducia degli abitanti, degli agguati e degli atti di Pronio e Rodio i due capi popolari della sommossa antifrancese.
[Pronio: ex chierico, poi armigero nelle armi baronali del marchese del Vasto, reo di omicidi e già condannato alle galere, infine partigiano dei Borbone.]
Dopo i fatti raccontati dallo stesso gen. J.-E. Championnet, delle atrocità commesse da Michele Pezza [Fra Diavolo] e da Gaetano Mammone in Terra di lavoro, gli ufficiali francesi si riuniscono in consiglio a Venafro.
Obiettivo primario: espugnare Capua.
il gen. Duhesme, messa a ferro e fuoco Isernia per avergli contrastato il passo, si prepara all'assedio di Capua;
12, "armistizio di Sparanise", dopo i segreti negoziati della resa tra il vicario F. Pignatelli e il gen. J.-E. Championnet, s'incontrano nel villaggio di Sparanise, vicino a Napoli, il duca del Gesso e il principe di Migliano con il gen. francese Arcambal per concordare una tregua di due mesi; altri punti:
- consegna ai francesi della fortezza di Capua, armata così com'è, il giorno seguente;
- fissata la linea dei campi francesi tra le foci dei regi Lagni (il canale che passa non lontano da Villa Literno) e dell'Ofanto, dietro la riva diritta del primo fiume, la sinistra dell'altro, ed occupate le città di Acerra, Arienzo, Arpaia, Benevento, Ariano;
- richiamare le milizie napoletane ancora stanziate in Romagna;
- farsi Napoli debitrice di 2,5 milioni di ducati da pagarsi metà il giorno 15, e metà il giorno 25 del mese di gennaio;
15, i commissari francesi giungono a Napoli per riscuotere il denaro pattuito, 1,250 milioni di ducati, che non è ancora pronto e nemmeno si può raccogliere perché tutto è stato portato via dal re e dal suo seguito;
mentre il vicario F. Pignatelli riesce a far uscire i francesi dalla città, la guardia urbana riesce a contenere il popolo in fermento;
i vicario F. Pignatelli ripara anch'egli in Sicilia lasciando la città in preda all'anarchia e alle violenze della plebe, sobillata dalla propaganda antifrancese; il popolo infatti, riuscito ad impadronirsi delle armi assalendo i quartieri delle guardie urbane, fa uscire i prigionieri dalle carceri, si fa consegnare i castelli della città e, credendosi ormai invincibile vedendo armati 40.000 soldati dei suoi, nomina propri condottieri i colonnelli principe di Moliterno e duca di Roccaromana entrambi nobili, feriti (il primo in Lombardia, il secondo a Caiazzo) e belli ("che più val su la plebe"). Insieme si va quindi alla ricerca del generale Mach che, vestito da generale tedesco e offertosi al generale J.-E. Championnet a Caserta, ottiene il permesso di rifugiarsi in Austria; purtroppo, trattenuto a Milano, viene portato prigioniero a Pavia.
In attesa dell'attacco francese visto il mancato pagamento del denaro pattuito, il Senato municipale, senza vicario regio, divide i compiti con il principe di Moliterno. Mentre questi emana un editto con cui chiede al popolo di restituire le armi che andranno distribuite invece con più senno per difendere la patria e la fede, il Senato provvede con decreti alla finanza, alla giustizia e a tutte le parti di governo.
In seguito ad un colloquio tra il principe di Moliterno e il gen. J.-E. Championnet, l'esercito francese promette che, non essendo stati rispettati i patti, l'indomani attaccherà la città;
il popolo, sobillato da alcuni preti e frati che gli rammenta come la regina ritenesse solo il popolo fedele e tutti i gentiluomini del regno "giacobini", abbattute le forche (innalzate dal principe di Moliterno per tenere a freno l'irruenza popolare) e non riconoscendo più l'autiorià del duca di Roccaromana né dello stesso principe di Moliterno, creano capi due del popolo:
. Giuseppe Paggio (piccolo mercante di farina);
. Michele Marino [il Pazzo] (così chiamato per le sue esuberanze giovanili ed ora servo di vinaio);
19, mentre torme di "lazzari" vanno contro i francesi, altre sguarniscono delle artiglierie i castelli e gli arsenali; alcune di esse, uscite in armi dalla città, assaltano la posizione francese a Ponte rotto; la espugnano e, procedendo, attraversano il fiume Lagni ma vengono poi sconfitti da una schiera più grossa e costretti a far ritorno in città;
lo stesso giorno i francesi levano i campi e si appostano tra Sarno e Aversa per aspettare l'arrivo da Benevento della mezza brigata guidata dal col. Broussier; questi dopo aver lasciato sul terreno 400 tra morti e feriti alle Forche Caudine, riesce ad unirsi al grosso dell'esercito francese dopo aver vinto pure una schiera di "lazzari" che, aggirando i Vesuvio, stava piombando addosso alle truppe del gen. Duhesme;
Riunitosi, l'esercito francese composto di 22.000 soldati, viene ora diviso in quattro colonne:
- 1 - diretta a Capodimonte, guidata dal gen. Dufresse;
- 2 - diretta alla porta Capuana, guidata dal gen. Duhesme;
- 3 - diretta al bastione del Carmine, guidata dal gen. Kellerman;
- 4 - in riserva, guidata dal gen. Broussier.
Altre torme di "lazzari" intanto, forse le più feroci, vanno in giro per la città rubando ed uccidendo.
[Mentre si trova al mercato, un servo della nobile casa Filomarino accusati i propri padroni di aver ricevuto lettere dal gen. J.-E. Championnet e di volere l'occupazione dei francesi, conduce i "lazzari" nel palazzo. Incantenati nelle proprie stanze il duca della Torre (poeta) e il fratello Clemente Filomarino (matematico), spogliano la casa degli arredi quindi la bruciano distruggendo molti libri, stampe rare, macchine preziose e un gabinetto di storia naturale, frutto di lunghi anni di fatiche. Mentre brucia il palazzo, i due sfortunati vengono trascinati nella strada nuova della marina, fucilati e i loro corpi bruciati.]
Mentre altre stragi si ripetono, si scioglie il Senato della città e gli onesti si rifugiano in casa. Il cardinale arcivescovo, ordinata una processione, percorre le vie della città con le ampolle e la statua di san Gennaro cantando inni sacri finché, fattosi vivo ancora il principe di Moliterno ed esortati i presenti a raggiungere le loro case, torna (molto probabilmente solo per la stanchezza) la calma.
20, alle prime ore, un drappello di repubblicani:
. Leopoldo Poerio,
. Vincenzo e Giuseppe Riario,
. Vincenzo Pignatelli,
. il capitano Schipani e
. E. Fonseca Pimentel e altre donne,
che avevano promesso al gen. J.-E. Championnet di prendere il castello di Sant'Elmo, non riescono nell'azione, anzi si salvano a mala pena con la fuga.
Comanda la fortezza infatti Niccolò Caracciolo, gradito al popolo perché fratello del duca di Roccaromana, e la guardano 130 "lazzari" dei più fidati guidati da Luigi Brandi.
[Lo stesso Niccolò Caracciolo fa parte comunque della congiura repubblicana]
Il gen. Duhesme, avanzando più degli altri con l'avanguardia del gen. Monnier, sconfitte molte bande di "lazzari", entra da porta Capuana e si installa nella piazza omonima; subito partono a migliaia i colpi di archibugio e i francesi subiscono molte perdite; cade moribondo anche il gen. Monnier per cui si ritirano da quell'infausta posizione;
il gen. Kellerman, superate le guardie del ponte della Maddalena, pone il campo nella sponda destra del Sebeto e il generale Dufresse, non contrastato, prende posizione a Capodimonte;
mentre i "lazzari" festeggiano la riconquista di porta Capuana, il gen. Duhesme, espugnata una batteria di dodici cannoni messa davanti alla porta, procede nella piazza lentamente incendiando gli edifici che la circondano, finché arriva la notte;
21, il gen. J.-E. Championnet, addolorato per le perdite subite e non volendo distruggere la città, tenta per lettere benigne di convincere il popolo alla resa, ma inutilmente; intanto i patrioti si impadroniscono di forte Sant'Elmo e proclamano la repubblica;
22, la guerra continua in modo lieve mentre i francesi si predispongono per gli ultimi assalti del giorno seguente;

Repubblica Napoletana
23 gennaio-22giugno
[Il nome "partenopea" è forse usato per la prima volta da J.G. Pahl che nel 1801 pubblicherà a Francoforte una Geschichte der parthenopäischen Republik]

23, già alle prime luci dell'alba, mentre i "lazzari" oppongono una strenua resistenza alle truppe del gen. J.-E. Championnet, il generale Rusca prende d'assalto il bastione del Carmine, il Castelnuovo si arrende al gen. Kellermann, il gen. Duhesme, passato da Capodimonte a Santelmo scende nella città pronto alla guerra.
Dopo aver dimostrato ai rappresentati del popolo, l'assurdità del proseguire gli scontri, visto che i francesi sono ormai padroni dei castelli, ecc., il gen. J.-E. Championnet ratifica la proclamazione della repubblica proclamata due giorni prima;
i francesi creano quindi un governo provvisorio di cui è presidente C. Lauberg; esso è composto di 25 membri (tra cui Prosdocimo Rotondo) , divisi in sei comitati, che esercitano insieme le funzioni legislative ed esecutive; tale assetto è voluto dallo stesso J.-E. Championnet;
29, il nuovo governo repubblicano - anche se frenato dalle divergenze tra radicali (V. Russo) e moderati (F.M. Pagano) - riesce a varare importanti leggi iniziando la discussione sulla nuova costituzione sulla base di un progetto dello stesso F.M. Pagano.
Come prima azione il governo invia in Francia due suoi rappresentanti: il principe d'Angri e il principe di Moliterno. Il duca di Roccaromana "propenso a femminili lascivie" [P. Colletta] e "un amabile imbecille" [V. Cuoco] viene invece scordato.
Un decreto divide lo stato in dipartimenti e "cantoni", abolendo la divisione per province e mutando i nomi con altri nomi antichi di onorate memorie.
Una legge abolisce i fedecommessi (quelle disposizioni testamentarie che costringevano l'erede a mantenere intatto il patrimonio).
Il governo dichiara le caccie regie, ora libere, terreni dello Stato; le guardie sciolte.
Con altri editti promette la soppressione dei conventi, la riduzione dei vescovadi, l'incamerazione delle sterminate ricchezze della Chiesa (benefici non sentiti universalmente dal popolo come lo dimostra il rispetto mantenuto anzi aumentato alla Chiesa e al clero durante i tumulti).
Un'altra legge dichiara debito della nazione il vuoto dei Banchi (anche se poi, mancando le ricchezze per colmare queste voragini, si farà un po' di confusione tra i le "fedi di credito" emesse a vuoto dai Borbone con le polizze attestanti un effettivo versamento di denaro).
L'abolizione della gabella sul pesce rende i marinai amici della Repubblica. L'abolizione invece delle gabelle sul grano e del testatico (indebitamente credute comunali) producono effetti contrari. Pagando infatti con esse le imposte, mantenere queste, abolire quelle crea una grande confusione. I contribuenti, assicurati dalla legge, negano i pagamenti usuali, gli esattori, appaltatori delle imposte, sostenuti da altra legge , li pretendono.
Il generale J.-E. Championnet, donando alla città le somme pattuite per la tregua, impone una taglia di guerra di 2,5 milioni di ducati e di altri 15 milioni sulle province. Il governo tassa a sua discrezione i dipartimenti, le comunità e le persone, Per agevolare il pagamento viene inoltre dichiarato che in luogo di moneta sono accettati anche metalli preziosi e gemme.
Cinque rappresentanti del governo, tra cui G. Manthoné, guidati da Giuseppe Abbamonti, si recano allora dal gen. MacDonald per fare in modo che l'ordine venga modificato essendo esso ineseguibile viste le finanze del regno. Ma invano.
Disarmato il popolo (fin dai primi giorni dell'ingresso dei francesi) viene permessa la costituzione di guardie civiche scelte tra persone fidate e amanti della repubblica.
Intanto i raccolti scarsi dell'anno precedente, l'aumento del consumo di grano dovuto alla guerra esterna e a quella civile, la mancata importazione dalla Sicilia ora in guerra con Napoli, l'assalto alle navi provenienti dalla Puglia e dalla Calabria da parte della flotta inglese e siciliana, fanno crescere il prezzo del pane. Un aumento sentito ancora di più dalla mancanza di lavoro dovuta al gran numero di servi congedati e alla sospensione delle industrie. Comportamenti della classe dirigente che spera nella disperazione del popolo.
Michele Marino [il Pazzo], elevato al grado di colonnello e spesso inviato come ambasciatore alle torme del popolo, cerca di far capire a quest'ultimo i vantaggi della repubblica, le colpe del re che impedisce l'arrivo del grano dalla Sicilia, ecc.. Alcuni preti e frati lo aiutano con sermoni ad hoc.
[Tra questi il sacerdote Michelangelo Cicconi (1751-1800) dei chierici regolari minori (prossimo martire della reazione), che pubblica una gazzetta in vernacolo napoletano intitolata «La repubbreca spiegata co lo Santo Evangelio».]

Febbraio
2
, inizia le sue pubblicazioni il «Monitore Napoletano», periodico bisettimanale, fondato e diretto da E. Fonseca Pimentel: è l'organo più autorevole della Repubblica Napoletana espressione di un giacobinismo intransigente;
tra i collaboratori gli stessi F.M. Pagano e V. Russo.
5, il gen. J.-E. Championnet entra in contrasto con il commissario governativo Faypoult che, inviato dal Direttorio, intende attuare con durezza la politica depredatrice della Francia;
il commissario pubblica un decreto che:
- riconferma le pretese di guerra;
- definisce patrimonio della Francia: i beni della Corona di Napoli, i palazzi o reggie, i boschi delle cacce, le doti degli Ordini di Malta e Costantiniano, i beni dei monasteri, i feudi allodiali, i Banchi, la fabbrica della porcellana, le anticaglie nascoste ancora nel seno di Pompei ed Ercolano;
il gen. J.-E. Championnet, prevedendo i pericoli del decreto, ne annulla pubblicamente l'esecuzione; il commissario governativo Faypoult, cacciato, fa ritorno in Francia;

Il popolo meridionale, nel suo complesso, nutre un odio viscerale per i francesi.

Abruzzi: vengono riprese le armi sotto i capi popolo Pronio e Rodio;
Terra di lavoro: molti paesi del confine stanno sotto il potere del brigante Michele Pezza [Fra Diavolo] (omicida e ladro) con una taglia del governo sulla testa;
nella stessa provincia ma nella contrada di Sora, opera un altro brigante, il mugnaio Gaetano Mammone;
Salerno: in provincia opera un gruppo di Borboneci che domina la stretta di Campestrino; di qui si aprono le terre del Cilento, i monti di Lagonegro e gli stessi dintorni del capoluogo di provincia; per cui l'ingresso nelle Calabrie è precluso ad ogni altro; la città di Capaccio (con il suo vescovo Torrusio) e le terre di Sicignano, Castelluccio, Polla, Sala (sotto il potere di Gherardo Curci [Sciarpa] ex capo degli armigeri dell'Udienza), innalzata la bandiera Borboneca, minacciano i paesi confinanti con la repubblica;
Puglia: i tumulti contro i francesi sono guidati da quattro còrsi:
. De Cesare (ex servitore di livrea),
. Boccheciampe (ex soldato di artiglieria e disertore),
. Corbara (vagabondo)
. Colonna (vagabondo).
Tutti fuggiti dalla Corsica per delitti e da Napoli per paura dei francesi, cercano di imbarcarsi nei porti della Puglia per la Sicilia o per Corfù.
Giunti a Monteiasi, avvalendosi di false e nobili identità, riescono per una serie di concomitanze a sobillare il popolo.
7, il cardinale F. Ruffo, sbarcato a Bagnara in Calabria con pochi uomini, viene accolto con riverenza dal clero e dai notabili tra cui il col. Winspeare, già preside a Catanzaro, l'auditore Angelo Fiore, il canonico Spasiani, il prete Rinaldi;

Una nave con bandiera neutrale salpata dall'Egitto e diretta in Francia, è costretta dalle cattive condizioni del mare ad effettuare uno scalo a Taranto. A bordo ci sono 57 infermi, tra cui i generali Dumas e Marcoeur, il naturalista Cordier e il geologo D. Dolomieu (1750-1801). Catturata la nave ad opera del còrso Boccheciampe, i passeggeri vengono tutti fatti prigionieri e incarcerati. In seguito sono trasportati nelle carceri ancor più dure di Messina.
Un'altra nave, pur salpata dall'Egitto e diretta in Francia, compie una sosta al porto di Agosta. I 48 passeggeri, tra soldati, ufficiali e amministratori militari, resi ciechi da una malattia contratta in Africa, vengono tutti uccisi dagli Agostani.

Si mettono in moto due squadre di francesi e napoletani:
- 6000 francesi guidati dal gen. Duhesme e 1000 napoletani guidati da E. Carafa conte di Ruvo (della stirpe dei duchi d'Andria), si dirigono nelle Puglie;
- 1200 napoletani, poi aumentati di numero nel percorso, guidati dal gen. Giuseppe Schipani, si dirigono nelle Calabrie dove saranno raggiunte più tardi dalla schiera del gen. Duhesme.
Sopraffatto dalle torme guidate da Gherardo Curci [Sciarpa], il gen. Giuseppe Schipani si ritira a Salerno;
25, sottoposte le città di Troia, Lucera e Bovino, accolta benevolmente da Foggia, rianimate Barletta e Manfredonia filo-repubblicane, la schiera del gen. Duhesme muove contro Sansevero dove gli assaliti lasciano sul terreno tremila uomini, uccisi dai francesi per vendicare i loro 600 caduti (tra morti e feriti) e le morti dei repubblicani di San Severo uccisi dai sanfedisti. Andria e Trani si preparano alla guerra.
Con i rinforzi di 800 francesi giunti dagli Abruzzi il gen. Duhesme si prepara ad attaccare Andria, quando il cambio della guardia alcomando delle truppe francesi provoca il richiamo delle schiere tranne una piccola parte lasciata a Foggia, un grosso battaglione ad Ariano, altro ad Avellino, un regggimento a Nola.
[In seguito ai contrasti avuti con il commissario governativo Faypoult, il generale di divisione nonché comandante dell'esercito di Napoli J.-E. Championnet, accusato di ribellione, è chiamato in patria dove viene arrestato, tradotto innanzi un Consiglio di guerra e giudicato;
il suo posto di comandante dell'esercito di Napoli è preso dal gen. MacDonald ; subito dopo ritorna a Napoli lo stesso Faypoult.]
Giunta nello stesso tempo la notizia che i turchi-russi assediano Corfù e viste le bandiere delle loro navi nello Ionio e nell'Adriatico, le due città pugliesi prendono coraggio.
Per decidere a questo punto se abbandonare le Puglie o riconquistarle, viene riunita a Cerignola una nuova squadra repubblicana al comando del gen. Broussier che affiancata dalla medesima legione napoletana guidata da E. Carafa si dirige verso Andria difesa da 10.000 Borboneci oltre che da 17.000 abitanti.
I francesi si predispongono in tre colonne davanti alle altrettante porte della città. Alla fine Andria viene espugnata e i francesi, entrati in città, decidono di bruciarla.
Perduti 500 soldati, i francesi si dirigono quindi verso la città di Trani che dopo alcuni assalti viene infine espugnata e ridotta a cumuli di cadaveri e di rovine.
Le schiere francesi procedono quindi verso Bari, Ceglie, Martina ed altre città finché i simboli della repubblica ricompaiono nelle Puglie.
Richiamati in Francia anche i generali Duhesme e Broussier (entrambi implicati da Faypoult nello stesso giudizio di J.-E. Championnet) vengono sostituiti nei loro incarichi dai generali Olivier e Sarazin con l'ordine di non avanzare nell'ultima provincia e di tenere le squadre così disposte e proonte per essere ricondotte Napoli al primo ordine.

Mutano gli eventi:
- negli Abruzzi Pronio e Rodio hanno ricondotto sotto l'impero del re quasi tutte le città e terre;
- Gaetano Mammone occupa Sora, Sangermano e tutto il paese che bagna il Liri;
- Gherardo Curci [Sciarpa] domina nel Cilento e minaccia le porte di Salerno;
- il cardinale F. Ruffo, raccolto intorno a sé, in difesa della Santa Sede e della monarchia, un esercito di contadini [sanfedisti] e di briganti (piccola "Armata cristiana"), risale la Calabria, procede contro le città di Corigliano e Rossano; distacca i capobanda Licastro sopra Cosenza e Mazza su Paola, le uniche città della provincia ancora filo-repubblicane. Paola cade e i repubblcani riparano a Cosenza ultima città che ancora resiste ai sanfedisti. Le milizie guidate da De Chiaro, al comando di 3000 calabresi, riescono a convincere gli abitanti a passare con i sanfedisti e quindi a conquistare la città.
Forte anche delle schiere del De Chiaro, il cardinale F. Ruffo si dirige verso le Puglie assoggettando la Basilicata.
Il gen. MacDonald richiama dalla Puglie le schiere francesi.

I legati napoletani inviati in Francia ritornano a Napoli accompagnati dal commissario francese A.-J. Abrial che costituisce un nuovo governo, in cui due distinti organi, legislativo ed esecutivo, si affiancano nell'esercizio dei poteri:
- potere legislativo (25 cittadini);
- potere esecutivo (5 cittadini),
- ministero (4 cittadini);
egli stesso elegge i membri dei tre poteri conservando molti dei vecchi rappresentanti ed eleggendone di nuovi, tra cui D. Cirillo nominato presidente della commissione legislativa;

Nelle Puglie il cardinale F. Ruffo mette a ferro e fuoco Altamura e Gravina;


Marzo

Aprile
mentre i francesi hanno il campo a Caserta, alle marine di Castellammare sbarcano da navi anglo-sicule 500 soldati del re di Sicilia e altri inglesi. Nello stesso tempo un reggimento inglese e altri soldati Borboneci sbarcati presso Salerno prendono la città e anche Vietri, Cava, Cetara, Pagani, Nocera.
28, il gen. MacDonald e il gen. Vatrin vanno incontro al nemico e, trovatolo in riva al Sarno, mettono in fuga nelle loro navi inglesi e siciliani; una flottiglia repubblicana al comando di F. Caracciolo li insegue impedendo a molti la fuga; il gen. Vatrin uccide tremila nemici, salvando dalla morte solo i militari di ordinanza e imprigionando diversi Borboneci solo per farli punire più tardi dai tribunali cittadini;

Maggio
la sconfitta subita dai francesi nella valle padana ad opera degli eserciti della II coalizione obbliga il ritiro dell'esercito francese del generale Mac Donald;
prima di partire i francesi costringono il cardinale Zurlo a far ripetere il miracolo di San Gennaro;
[La plebe napoletana si persuade che "pure san Gennaro si sia fatto giacobino"; secondo Tiébault, presente alla scena, il presidente del governo napoletano avrebbe minacciato il cardinale con una pistola perché il miracolo tardava a compiersi.]
8
, l'esercito francese, levato il campo di Caserta, muove verso Nord diviso in due schiere:
- una guidata dal gen. MacDonald, per la via di Fondi e Terracina e con il gran parco delle artiglierie e con i bagagli;
- una guidata dal gen. Vatrin, per Sangermano e Ceprano.
Nello stesso tempo il gen. Coutard, comandante negli Abruzzi, raccolte le squadre se ne va per le vie più brevi della Toscana lasciando le fortezze di Civitella e Pescara ad E. Carafa che, tornando i francesi dalle Puglie, era passato con le sue schiere negli Abruzzi;
mentre i gen. MacDonald e Coutard proseguono senza contrasto, il gen. Vatrin supera, combattendo, Sangermano e giunto a Isola, piccola terra presso Sora, è costretto a fermarsi per l'ostilità di un gruppo di Borboneci, guidati da Michele Pezza [Fra Diavolo], che poi sono messi in fuga ma a caro prezzo.

Compare la nuova Costituzione della Repubblica Napoletana, proposta nel Comitato legislativo da F.M. Pagano. Trattasi della Costituzione francese del 1793 con poche variazioni. Essa stabilisce che la repubblica sia governata:
- da un Arcontato esecutivo di 5 membri (corrispondente al Direttorio francese),
- da un Senato di 50 membri,
- da un Consiglio legislativo di 120 membri.
Gli efori vegliano alla difesa della costituzione e sono 9, uno per ciascun dipartimento.
Il governo coscrive milizie nuove, dà incarico al generale Roccaromana di costituire un nuovo reggimento di cavalleria, aumenta la schiera del capitano Schipani, forma due legioni e le dà al comando dei generali Spanò e Wirz, nomina capo supremo dell'esercito G. Manthonè lo stesso rappresentante della Repubblica nel primo statuto e ministro della guerra nel secondo. Crea inoltre una legione di volontari, circa 3000 calabresi nemici giurati del cardinale F. Ruffo.


10, Basilicata: Gherardo Curci [Sciarpa] prende la città di Picerno; lì vicino, a Potenza, il vescovo Francesco Serao, filofrancese e già combattuto come giansenista dalla Santa Sede, viene trascinato in strada da un gruppo di 17 manigoldi, dei quali nessun plebeo; viene quindi ucciso, decapitato e la sua testa portata in punta di lancia per la città;
[La sua morte viene poi vendicata da un ricco cittadino di Potenza, Niccolò Addone il quale, chiamati a pranzo gli assassini, li uccide uno per uno; fuggito in Francia, ritornerà più tardi nel regno ma stavolta per diventare accusatore calunnioso di delitti di lesa maestà a favore dei Borbone e a danno di onesti cittadini. Mai sarà punito e continuerà a vivere tra le ricchezze avite.]
16, l'ammiraglio F. Caracciolo, nominato capo supremo delle forze navali repubblicane, riceve l'incarico di espugnare Procida e Ischia. Anche se in forze di tre contro dieci, dopo un giorno intero di combattimenti con ingenti perdite da ambo le parti, la flotta repubblicana, né vincitrice né vinta, mentre sta per porre piede sull'isola di Procida è costretta dalle condizioni del mare a far ritorno a Napoli. Lo scontro diretto dell'ammiraglio è avvenuto contro la fregata regia "Minerva".

S'ingrossano tuttavia le torme di "lazzari" costringendo nuovamente i patrioti a ritirarsi nei forti. Salvatore Bruno [Il Cristallaro] ne arruola diversi prima di essere arrestato; un altro capo popolo, Tanfano, congiura nell'ombra protetto e pagato dai realisti;
Congiura dei Baccher.
[Forse, questa congiura Borboneca molto importante, era capeggiata da Gennaro Baccher (primogenito della famiglia di banchieri svizzeri, da molto tempo residente in città e imparentata con le famiglie devote ai Borbone: padre Vincenzo e cinque maschi (tra cui Gerardo e Placido) e due femmine. A capo di un gruppo piuttosto consistente (200 giovani, come nerbo principale, oltre a 50.000 affiliati tra "lazzari", soldati e ufficiali della guardia nazionale e dell'esercito regio entrati via via a farne parte), i primi congiurati avevano come obiettivo quello di impadronirsi del castel Sant'Elmo per chiamare poi il popolo alle armi contro la Repubblica.]
Vengono segnate le case che dovranno essere distrutte e consegnato un biglietto d'assicurazione (usato per riconoscere all'interno delle stesse famiglie i realisti dai repubblicani). Il capitano Gerardo Baccher, fratello di uno dei congiurati, ne dà uno anche a M.L.F. Sanfelice di cui è innamorato, che a sua volta lo consegna a V. Cuoco o, come sembra più probabile, al suo amante giacobino Fernando Ferri.
La congiura viene scoperta.
È quindi lo stesso V. Cuoco che presenta la denuncia in seguito alla quale vengono arrestati i Baccher e molti altri congiurati.



Contro i simboli "di sterminio" impressi dappertutto, insorge il cardinale Zurlo, arcivescovo di Napoli, che colpisce di anatema il cardinale F. Ruffo; questi a sua volta scomunica il cardinale Zurlo come contrario a Dio, alla Chiesa, al papa, al re. Il popolo si divide tra i due.
Ormai quello che conta è la forza:
- E. Carafa sta rinchiuso nella fortezza di Pescara con un manipolo di repubblicani e fornito di scorte sufficienti a resistere;
- i francesi non si muovono da Sant'Elmo, Capua e Gaeta;
- le schiere repubblicane sono poche mentre i sanfedisti sono molti e s'ingrossano di numero;
- sbarca a Taranto un migliaio di russi e turchi che, al servizio di F. Ruffo, taglieggiano la città di Foggia puntando poi su Ariano, Avellino per arrivare alla terra detta del Cardinale e a Nola;
- Pronio, che ha arruolato alcuni fuggitivi di Roma e Arezzo sul confine degli Abruzzi, attraversa la campagna sino alla vista di Capua;
- Gherardo Curci [Sciarpa], ricondotte sotto la potenza del re Salerno, Cava e le altre città in precedenza sotto il dominio francese, si arresta con il grosso del gruppo così creato a Nocera;
- Michele Pezza [Fra Diavolo] e Gaetano Mammone, uniti nelle terre di Sessa e Teano, aspettano soltanto l'ordine di muoversi.
Mentre contro la Repubblica Napoletana sono pronti a muoversi napoletani, siculi, inglesi, romani, toscani, russi, portoghesi, dalmati e turchi, i mari del Mediterraneo sono solcati da flotte tra loro nemiche:
- flotta francese: 25 vascelli;
- flotta spagnola:17 vascelli;
- flotta inglese: 47 vascelli in tre divisioni;
- flotta russa: 4 vascelli;
- flotta portoghese: 5 vascelli,
- flotta turca: 3 vascelli,
- flotta siciliana: 2 vascelli,
oltre alle innumerevoli fregate, cutter, brick ecc.
La flotta spagnola-francese con 70 legni da una parte e quella opposta con oltre 90.
Per le promesse del Direttorio si aspetta a Napoli la flotta gallo-ispana.
Riunitosi il consiglio di guerra, viene nominato generale a capo dell'esercito il napoletano Matera (fuggito in Francia nel 1795 ed ora tornato capo di battaglione) il quale riunisce attorno a sé le milizie sparse in più colonne e accresciute da mille francesi dei presidi consegnati dal col. Giuseppe Méjan in cambio di 500.000 ducati.
Il ministro della guerra G. Manthonè dispone:
- gen. Giuseppe Schipani contro Gherardo Curci [Sciarpa];
- gen. Bassetti contro Michele Pezza [Fra Diavolo] e Gaetano Mammone;
- Spanò contro De Cesare;
- egli medesimo contro F. Ruffo;
in città rimane come riserva Wirtz con le milizie assoldate, le civili e la legione calabrese.
Il giorno dopo si muovono Spanò e il gen. Schipani. Questi, giunto alla Cava si accampa l'altro sconfitto nei boschi e tra le strette di Monteforte e Cardinale, ritorna in città con meno uomini e in modo disordinato.
Nei giorni successivi, il gen. Schipani assalito da più parti e senza speranza di aiuto pone il campo sulle rive del Sarno.
Il gen. Bassetti uscito negli stessi giorni tiene sgombra dai nemici la strada fino a Capua. Restano ancora in città le milizie del gen. Manthoné e quelle coscritte in fretta e furia. Si spera nella cavalleria promessa dal duca di Roccaromana e riunita in nome e a spese della Repubblica. Ma quest'ultimo si presenta personalmente e con le formate schiere al cardinale F. Ruffo passando dalla parte dei Borbone.

Giugno
8
, terminano i 35 numeri (forse il 13 giugno è uscito il 36° numero) del «Monitore Napoletano»;
11, mentre il cardinale F. Ruffo pone le stanze a Nola e le sue torme campeggiano sino al Sebeto, le altre di Michele Pezza [Fra Diavolo] e di Gherardo Curci [Sciarpa] si mostrano a Capodichino.
Il cardinale ha già promesso alle sue torme licenza e sacco della città per il giorno di Sant'Antonio.
Il gen. Giuseppe Schipani assalito e vinto sul Sarno, passa al Granatello (piccolo forte presso Portici);
il gen. Bassetti torna respinto e ferito a Napoli;
il gen. G. Manthonè, con 3000 soldati, giunge appena alla Barra e dopo breve guerra, sconfitto da un numero superiore di forze, ritorna vinto in città.
Schiere ordinate di russi e siciliani assaltano il forte del Granatello intorno al quale aspettano le milizie del gen. Schipani, poco meno di 1000 uomini, soccorsi dalle navi cannoniere di F. Caracciolo. Il gen. Schipani rimasto ferito, decide di rientrare in città ed invia una schiera di dalmati alle spalle dei Borbone ma il loro tradimento (si uniscono ai russi) fa sì che i repubblicani vengano accerchiati e fatti prigionieri.
In città il governo ha emanato un bando riguardante i tre tiri di cannone sparati da Castelnuovo affinché:
- al primo colpo i soldati vadano alle loro stanze, le milizie civili ai posti assegnati, i patrioti ai castelli della città, i cittadini alle proprie case;
- al secondo colpo numerose pattuglie percorrano le strade per far rispettare l'ordine;
- al terzo colpo i contumaci ancora per le vie vengano uccisi per disobbedienza.
La prova dei tre tiri riesce perfettamente.

13, all'alba, dopo la Santa Messa e invocato Sant'Antonio, il cardinale F. Ruffo fa muovere i sanfedisti verso la città mentre egli sta in mezzo alla schiera maggiore intesa a valicare il piccolo Sebeto sul ponte della Maddalena. Dopo aver sparato i tre colpi di cannone, per tenere sgombre le vie della città, i repubblicani gli vanno incontro:
- il gen. Bassetti, con una piccola schiera di combattenti, percorre il poggio di Capodichina facendosi vedere dall'ala diritta dell'immensa torma che sta avanzando nei giardini della Barra;
- il gen. Wirtz , con quanti riesce a raccoglierne, si reca sul ponte dove stabilisce una poderosa batteria di cannoni munendo di uomini e di artiglierie la sponda destra del fiume;
- i castelli della città restano chiusi coni ponti alzati;
- la legione calabrese, divisa in due, difende il piccolo Vigliena, forte o batteria di costa presso l'edificio dei Granili.
I russi assaltano Vigliena ma essendo opposta loro una grande resistenza sono costretti ad abbattere le mura con una batteria continua di cannoni; dopodiché russi, turchi, Borboneci entrano nel forte ma trovano il prete Toscani di Cosenza che dà fuoco alle polveri distruggendo tutto intorno a sé. Dal molo esce l'ammiraglio F. Caracciolo con lance armate.
Inizia la battaglia.
Tra i "guerrieri sciolti" c'è l'archeologo Luigi Serio, mezzo cieco, che muore sulle sponde del Sebeto, e i suoi nipoti De Turris.
Colpito da mitraglia, muore il gen. Wirtz lasciando così la sua schiera senza guida.
A questo punto i Borboneci escono dalle case per andare contro la schiera del gen. Bassetti che, aprendosi un varco tra i nemici, riesce a raggiungere Castelnuovo dove stanno i cinque del direttorio, i ministri del Senato e gli altri ufficiali della repubblica i quali cominciano a dividersi a caso tra i castelli, le case, i nascondigli o in drappelli armati all'aperto. Molti di coloro che si recano al castello di sant'Elmo vengono rifiutati dal Megèan e si accampano quindi sotto le mura e nel vasto convento di San Martino.

Sul calar della sera, sotto un arco di scala di Castelnuovo dal lato della cappella di Santa Barbara all’interno del cortile del Maschio Angioino, cinque dei congiurati, arrestati in seguito alla denuncia di V. Cuoco e condannati a morte, vengono giustiziati.
Sono fucilati :
. Gerardo Baccher (30 anni, tenente di cavalleria),
. Gennaro Baccher (32 anni, ufficiale della Real Contatoria di Marina),
. Ferdinando La Rossa (30 anni, ufficiale del Banco di Sant’Eligio),
. Giovanni La Rossa (26 anni, impiegato in Sant’Eligio),
. Natale D’Angelo (46 anni).
[Con un “supplizio crudele perché nelle ultime ore del governo, senza utilità di sicurezza ed esempio”, come ammetterà lo stesso P. Colletta anche lui tra i difensori di Castelnuovo.
La lapide sepolcrale dei Baccher e degli altri giustiziati dai repubblicani, sarà in seguito cancellata. Gli atti di morte vengono pubblicati sul libro dei defunti XV ed ultimo della Parrocchia Palatina di Santa Barbara nella quale i condannati sono sepolti.
Nelle ore successive sono fucilati altre 11 popolani.
Una sorella dei Baccher, Angela Rosa, scrive al medico napoletano Domenico Cotugno chiedendogli dei farmaci per il suo parto “difficile e pericoloso” seguito alla fucilazione dei fratelli.
Il vecchio don Vincenzo Baccher, all’arrivo dei francesi nel 1806, sarà ancora perseguitato e mandato in esilio presso il forte di San Carlo a Finestrelle da dove ritorneraà solo dopo il rientro di Ferdinando IV a Napoli nel 1815.]

14, i russi assaltano ed espugnano il forte del Carmine;
Mentre la città si svuota di repubblicani e si riempie di Borboneci, il cardinale F. Ruffo lascia fuori dalle mura i sanfedisti per paura di eventuali insidie preparate dai repubblicani i quali si affaticano a riparare le mura del Castlnuovo e a sbarrare alcune strade della città come se esistesse ancora la repubblica. I tre castelli Nuovo, dell'Uovo, Sant'Elmo, il Palazzo reale, la casa forte di Pizzofalcone, l'ultima punta dell'abitato della Chiaia.
Alcuni disertano e si consegnano ai Borbone. Il comandante del castello di Baia invita i siciliani ad impadronirsene. Assalita la piccola rocca di Castellammare da batterie di terra e da vascelli siciliani e inglesi, il presidio cede soltanto a patti di essere lasciato andar libero in Francia. Il sotto ammiraglio inglese Foote sottoscrive il trattato per le parti regie.
Si giunge ad un armistizio di tre giorni durante i quali il governo repubblicano attende invano la flotta gallo-ispana che è ferma a Tolone.
Il cardinale F. Ruffo, non privo di senso politico, tratta la pace con i repubblicani a cui concede l'onore delle armi e la facoltà di espatriare:

Testo della capitolazione dei castelli di Napoli

art. 1 - Castel Nuovo e Castel dell'Uovo saranno consegnati ai comandanti delle truppe di Sua Maestà il re delle Due Sicilie, e di quelle dei suoi alleati il re d'Inghilterra, l'imperatore di tutte le Russie e il sultano della Porta ottomana, con tutte le munizioni di guerra e di bocca, l'artiglieria e gli effetti d'ogni speie presenti nei magazzini, il cui inventario sarà stilato dai rispettivi commissari dopo la firma della presente capitolazione.
art. 2 - Le truppe componenti le guarnigioni terranno i loro forti finché le navi di cui si tratterà qui di seguito, e destinate a trasportare coloro che vorranno andare a Tolone, non saranno pronte ad alzare le vele.
art. 3 - Le guarnigioni usciranno con gli onori militari, ossia con armi e bagagli, in mezzo a rulli di tamburi, micce accese, bandiere al vento, e ognuna portando con sé due pezzi d'artiglieria; deporranno le loro armi sulla riva.
art. 4 - Le persone e le proprietà, mobili ed immobili, di tutti i componenti le due guarnigioni saranno rispettate e garantite.
art. 5 - Tutti i suddetti individui potranno scegliere o d'imbarcarsi sulle navi parlamentari che saranno allestite per condurli a Tolone o di restare a Napoli, senza essere molestati, né loro né le loro famiglie.
art. 6 - Le condizioni stabilite nella presente capitolazione riguarderanno tutte le persone, di entrambi i sessi, chiuse nei forti.
art. 7 - Godranno dei benefici di queste medesime condizioni tutti i prigionieri delle truppe reubblicane catturati dalle truppe di sua Maestà il re delle Due Sicilie, o da quelle dei suoi alleati, nei diversi scontri che hanno avuto luogo prima che si ponesse l'assedio ai forti.
art. 8 - I signori l'arcivescovo di Salerno, Micheroux, Dillon e il vescovo di Avellino, detenuti, saranno consegnati al comandante di forte Sant'Elmo, dove rimarranno in ostaggio finché non saranno mandati a Tolone coloro che devono recarvisi.
art. 9 - Eccettuati i personaggi summenzionati, tutti gli ostaggi e i prigionieri di Stato, rinchiusi nei forti, saranno rimessi in libertà subito dopo la firma della presente capitolazione.
art. 10 - Gli articoli della presente capitolazione potranno essere messi in esecuzione solo dopo che saranno stati approvati dal comandante di forte Sant'Elmo.

Seguono le firme di:
. Massa Oronzo (gen. di artiglieria, comandante di Castel Nuovo),
. L'Aurora (comandante di Castel dell'Ovo),
. Ruffo F. (cardinale, vicario generale del regno di Napoli),
. Micheroux Antoine (conte, ministro plenipotenziario di S.M. il re delle Due Sicilie presso le truppe russe),
. Footh E.J. (sotto ammiraglio, comandante del vascello di S.M. britannica Sea-Horse) per l'Inghilterra,
. Baillie (comandante delle truppe di S.M. l'imperatore di Russia)
. Achmed per la Porta;
In virtù delle deliberazioni fatte dal consiglio di guerra, a forte Sant'Elmo, il 3 messidoro, dietro lettera del generale Massa, comandante di Castel Nuovo, lettera recante la data del 1° messidoro, il comandante di Castel Sant'Elmo approva la suddetta capitolazione. Firmato: col. Mejean.
[Da forte Sant'Elmo, 3 messidoro, anno 7 della Repubblica francese (21 giugno 1799)].

Nei giorni seguenti una lettera di F. Ruffo invita E. Carafa conte di Ruvo a cedere le fortezze di Civitella e Pescara alle stesse condizioni di quelle di Napoli. Con un editto dichiara finita la guerra, non esserci più fazioni o parti, essere tutti cittadini soggetti al principe.

24, sostituito il Vanguard, danneggiato nella battaglia di Abukir, H. Nelson si trova ora davanti a Napoli sul Foudroyant; gettata l'ancora ordina al cardinale F. Ruffo di salire a bordo; ritenendo che il cardinale abbia firmato un trattato con i ribelli che, secondo la propria opinone, non deve essere seguito senza l'approvazione del re, gli consegna un ultimatum ingiungendo inoltre a coloro che hanno servito l'infame Repubblica napoletana di affidarsi alla clemenza reale; la guarnigione francese dovrà arrendersi entro 24 ore in cambio di un salvacondotto che le permetterà di raggiungere Tolone; quanto ai traditori, nessuno potrà antemporsi tra loro e il re.

Con la resa dei castelli il cardinale F. Ruffo crea una Giunta di Stato che comincia a condannare diversi repubblicani.
Molti decidono di espatriare ma quando arrivano in porto le navi dell'ammiraglio inglese H. Nelson, le navi in partenza vengono bloccate.
Per editto del re Ferdinando IV, spinto da H. Nelson e dalla regina Maria Carolina:
- 1 - i re non patteggiano con i sudditi;
- 2 - sono abusivi e nulli gli atti del suo vicario;
- 3 - intende egli medesimo esercitare la propria autorità sui ribelli.
Dopo il bando, 84 prigionieri vengono prelevati dai commissari regi, incatenati e messi nelle carceri. Viene arrestato anche E. Carafa conte di Ruvo, non appena giunto a Napoli dopo aver rispettato i patti.
Solo i soldati francesi vengono lasciati imbarcare per raggiungere la Francia
[Il sottoammiraglio E. J. Footh, una volta in Inghilterra, denuncerà il vergognoso comportamento di H. Nelson; anche il cardinale F. Ruffo, rischiando pure l'arresto, si adopera per far rispettare i patti della capitolazione… ma forse non abbastanza.]

Comincia la guerra più crudele.

29, ore 17:00, l'ammiraglio F. Caracciolo, preso per tradimento di un servo da remoto asilo, viene impiccato sul ponte della fregata regia Minerva, nonostante la corte marziale composta di ufficiali inglesi con a capo il più alto in grado, conte di Thurn, abbiano chiesto per lui la fucilazione. Il suo corpo viene gettato in mare.
[Il traditore, per 4000 ducati, è Luigi Martino di Calvezzano, ex fattore dell'ammiraglio.]
A Procida vengono giustiziati 16 prigionieri.
Pasquale Battistessa, gentiluomo e padre di molti figli, reggente il piccolo presidio del castello di Baia, viene impiccato (non ancora morto, finito col coltello e gettato nella fossa).

Luglio
10
, Ferdinando IV arriva a Napoli e rimane nel vascello inglese.
Spinto dall'ammiraglio inglese H. Nelson (istigato da Lady Hamilton a sua volta pressata dalla regina Maria CarolinaRaccomando a lord Nelson di trattare Napoli come se fosse un villaggio d'Irlanda in egual ribellione…») emana alcune leggi.
- Annulla le capitolazioni.
- Nomina una Giunta di Stato punitrice dei ribelli lasciando ad altre ordinanze la dichiarazione dei delitti di lesa maestà, le pene, il procedimento.
Conferma giudici Antonio La Rossa (di mala fama nelle pratiche di polizia) ed Angelo Fiore (tra i seguaci del card. V. Russo). Sostituisce ai vecchi giudici dei nuovi tra cui Giuseppe Guidobaldi (già noto nella Giunta del 1796, fuggitivo e tornato in patria con stuoli di scrivani e di spie); tre magistrati siciliani: Felice Damiani, Gaetano Sambuti, Vincenzo Speciale (provetti nei giudizi di Procida).
- Rimette la colpa dei "lazzari" nel sacco dato alla reggia;
- Scioglie sette conventi ricchissimi degli Ordini di san Benedetto e della Certosa incamerando i beni a favore dell'Erario.
- Annulla i "Sedili" e i loro antichi diritti o privilegi.
In pratica annulla il Corpo municipale della città, la rappresentanza del regno, la nobiltà e signoria delle famiglie.]
[Quando era una città greca, Napoli aveva i "portici" in seguito chiamati anche "seggi", "sedili" o "piazze"; dei luoghi aperti dove i nobili, i ricchi, gli addetti alla milizia, ecc. si radunavano liberamente. Inizialmente quattro, quanti erano i quartieri, diventarono in seguito sei; allargata la città, sorsero altri seggi minori, dipendenti dai primi, fino a raggiungere il numero di 29. Infine questi furono riaggregati e ridotti a 5: Capuano, Montagna, Nido, Porto e Portanuova.
Solo a questi Carlo d'Angiò concesse di rappresentare la capitale ed il regno, scegliere tra loro i ministri del muncipio napoletano, amministrare le entrate della città, concedere cittadinanza agli stranieri meritevoli; giudicare in alcune cause, ecc..
I popolani, sospettosi della soverchia potenza dei nobili, chiesero anche loro un Seggio detto del Popolo, uguale nei privilegi, fuorché di nobiltà, agli altri cinque. Ed allora un sindaco e sei eletti, uno per seggio, componevano la municipalità di Napoli; con un consiglio di 29 scelti nelle congreghe medesime, rammentando col numero i primi 29 seggi della città.]
In città opera la Giunta di Stato :
si riunisce nel monastero del Monte Oliveto; giudica la notte, scrive le sentenze il giovedì, le pubblica il giorno dopo e le esegue il sabato;
nelle province operano i commissari regi detti "visitatori": cav. Ferrante, marchese Vaiva, vescovo Lodovici, magistrati Crescenzo de Marco, Vincenzo Marrano, Vincezo Iorio. Ad ognuno di loro viene assegnato un collaboratore. Due giudici quindi si pronunziano sulla vita, sulla libertà e sui beni di numerose persone.
In carcere ci sono 30.000 prigionieri sorvegliati da uomini come lo svizzero Duecce, vecchio ufficiale maggiore nell'esercito, il col. De Gambs preside alle prigioni di Capua, Scipione Lamarra, generale dell'esercito, oltre a tanti altri.
Soltanto a quelli condannati dalle capitolazioni, il re muta la pena in ergastolo da scontarsi nella Fossa di Santa Caterina, situata nei sotterranei del castello, nell'isola di Favignana. Tra i 9 prigionieri, i più noti sono il principe di Torella, vecchio ed infermo, il marchese Corleto della casa dei Riari, l'avv. G. Poerio, il cavalier Abbamonti.

19, Ischia, il gen. Giuseppe Schipani e il gen. Agamennone Spanò vengono giustiziati;

Agosto
4,
Ferdinando IV torna a Palermo accompagnato dall'ammiraglio H. Nelson, accolto con feste dagli abitanti.

Per impedire che alla Francia in difficoltà venga sostituendosi, nelle province dell'Italia centrale, l'Austria, decide di sgomberare le province meridionali dalle torme di "lazzari", ancora assetate di guerra e di bottino, indirizzandole (circa 12.000 uomini), sotto il comando di Rodio "generale dell'esercito della Santa Fede, e dottore dell'una e l'altra legge" e la guida del col. Roccaromana verso Roma per liberarla dai francesi.

15, dopo la sconfitta subita a Novi dai francesi, non viene più attenuata alcuna pena e sono confermate tutte le sentenze di morte:
. Oronzo Massa.
20
, E. Fonseca Pimentel [47enne] viene giustiziata;
[La sua morte è voluta dalla regina, non dimentica dei versi "lasciva Poppea, tribade impura" scritti dalla giornalista.]
29, Nicola Fiano (anche se non condannato a morte e pure amico di gioventù del giudice Speciale) viene giustiziato;

Settembre
13,
inizia il processo contro M.L.F. Sanfelice che la sentenza dei cinque giudici componenti il Consiglio di Stato, condanna a morte; la sentenza viene sospesa perché è incinta;
24
, il capo supremo dell'esercito G. Manthonè viene giustiziato;

Processo agli ufficiali di Marina.
Da Palermo la regina ordina alla Giunta di Stato che siano messi a morte 4 prigionieri e gli altri condannati a pene minori.
Tra i quattro c'è il cap. Sancaprè, prigioniero nel carcere di Santo Stefano isola presso Gaeta. Poiché nel giorno dell'esecuzione la nave tarda ad arrivare, al posto del capitano viene giustiziato il cap. Luigi Lagranalais già condannato all'esilio.

Altri casi:
. Flavio Pirelli, magistrato, innocente secondo la Giunta viene condannato al confino per ordine del re;
. Michelangelo Novi, condannato al bando dalla Giunta, viene condannato all'ergastolo per ordini venuti da Palermo;
. Gregorio Mancini, messo al bando per 15 anni, mentre sta per partire dopo aver salutato i familiari, viene trattenuto per ordine del re e giustiziato il giorno successivo.

Processo contro il magistrato di città per i fatti accaduti durante il vicariato di Pignatelli.
Gli accusati, tutti nobili, sono una ventina. Nel giro di 5 giorni la Giunta di Stato, accresciuta di alcuni giudici straordinari, condanna a morte il duca di Monteleone; per gli altri la condanna è il confino o le prigioni delle isole siciliane. Il duca comunque, per supplica al re da parte di Pio VII, viene condannato in seguito all'ergastolo nell'isola di Favignana.

La Giunta dei generali presieduta dal luogotenente De Gambs, i Consigli "subitanei", e i "visitatori" nelle province gareggiano con la Giunta di Stato nelle condanne ma ne infliggono di meno.
Gli odi privati sfociati in false accuse e delazioni fanno poi il resto.

Ottobre
Poiché lord Keith ha deciso di prendersi qualche settimana di congedo, H. Nelson viene promosso comandante in capo ad interim nel Mediterraneo. Il suo compito è quello di proseguire l'assedio di Malta, sempre occupata dai francesi, proteggere Minorca e mantenere il blocco di Cadice affinché le navi commerciali inglesi possano navigare con sicurezza.
Nella fossa di Castelnuovo, intanto, 19 prigionieri, tra i quali:
. D. Cirillo,
. F.M. Pagano,
. Giuseppe Leonardo Albanese,
. Logoteca,
. Pascale (o Pasquale) Baffi,
. Rotondo,
. Annibale Giordano e
. Francesco Bassetti, generale della repubblica,
tentano la fuga grazie all'idea del matematico Annibale Giordano e all'aiuto di una donna che fa penetrare nella fossa lime, ferri, funi ecc.. Mentre sono alla fine dell'opera vengono scoperti da Duecce su delazioni, in premio della salvezza, degli stessi Annibale Giordano (già accusatore di don L. de' Medici nel 1794) e Francesco Bassetti.
29, F.M. Pagano, viene giustiziato;

Novembre
11
, viene giustiziato padre Pisticci che aveva fatto fallire una congiura ai danni dei repubblicani;
"Mentre la tirnannidde abbatteva i migliori, innalzava gli empi e li arricchiva di doni e di fregi chiamati onori."
- card. F. Ruffo: riceve la badia di Santa Sofia con la rendita, perpetua per la famiglia, di 9.000 ducati, e altre terre che fruttano 15.000 ducati a pieno e libero possesso, e l'ufficio di luogotenente del regno con lo stipendio di 24.000 ducati all'anno.
Dallo zar Paolo I è nominato cavaliere degli ordini di Sant'Andrea e Sant'Alessandro;
- Francesco Ruffo [fratello del cardinale], marchese di Guardia Perticara, capitano in ritiro: grado di colonnello e pensione di 3.000 ducati all'anno;
- vescovi di Capaccio e Policastro: beni ecclesiastici e doni, terre e pubblici uffizi;
- De Cesare [ex servitore di livrea in Corsica e falso duca di Sassonia in Puglia]: grado di generale;
- Pronio, Gherardo Curci [Sciarpa], Michele Pezza [Fra Diavolo] e Gaetano Mammone e tutti i capi delle bande regie: nominati colonnelli o baroni per la maggior parte e insigniti dell'Ordine costantiniano, oltre a pensioni e terre;
- capi delle milizie turche e russe: doppi stipendi e larghi doni;
- sir Hamilton: doni ancora più grandi;
- Lady Hamilton: ancora più "amica" della regina;
- lord H. Nelson: una grande festa per lui dove viene incoronato d'alloro per mano del principe di Salerno, oltre ad una spada ricchissima donata dal re e la nomina a duca di Bronte con l'entrata annua di 6.000 once (75.000 lire francesi);
- De Chiaro: diventa preside della provincia di Cosenza (stesso luogo del suo tradimento);


Esaminati i fatti e le azioni dei generali dell'esercito di Mack, essi ottengono:
- gen. Micheroux: grado di maresciallo e splendido impiego in diplomazia e ricchi stipendi (assolto e lodato quindi nonostante dopo la sconfitta di Fermo abbia lasciato vuota la frontiera);
- gen. Mack e Sassonia: partono dalla Sicilia pieni di doni;
- Bourcard, De Gambs e Naselli: riassumono i passati uffici;
- ten. col. Lacombe: libero di pena e poco dopo colonnello;
- col. Prichard: libero di pena e poco dopo brigadiere;
- mar. Tschiudy: "vive nell'ozio gli stipendi e l'autorità del grado";

I congiurati di Baccher, e i capi popolo Tanfano e Salvatore Bruno [Il Cristallaro] cacciano un gran numero di impiegati delle loro ditte sostituendoli con dei nuovi.

Dicembre
7
, F. Conforti, legislatore nella repubblica, viene giustiziato
[sul suo cadavere, come su altri, la plebe infierisce con atti di cannibalismo]
E. Carafa viene giustiziato (nobile, viene ghigliottinato supino, per proprio volere).

I giustiziati sono 119; ad essi va aggiunto il capitano di marina Antonio Velasco, suicida.

P. Colletta [da cui son tratte queste note] anch'egli prigioniero, scampa alla forca per interesse dei suoi che falsificano un documento.

Tutti beni delle famiglie dei giustiziati vengono incamerati o sequestrati dal fisco; le case sono vuote, perché spogliate nel sacco; il denaro sparito in mille rivoli: soccorsi a parenti e amici prigionieri; maneggi nei processi, ecc..

[Un elenco completo dei giustiziati sta in appendice a: V. Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli, BUR, 1966, a cura di A. Valles Poli.]

Giustiziati da luglio a novembre 1799
[da Alexander Dumas, Le confessioni di una favorita,
Tullio Pironti Editore Napoli 2000]

MEMBRI DELL COMMISSION ESECUTIVA

001. Abbamonti Giuseppe,
002. Albanese Giuseppe,
003. Ciajo (o Ciaia) Ignazio,
004. d'Agnese Ercole,
005. Logoleta (o Logoteca) Giuseppe,

MEMBRI DELLA COMMISSIONE LEGISLATIVA

006. Cirillo Domenico,
007. Conforti Francesco,
008. Doria Raffaele (ufficiale di marina),
009. Magliano Nicola,
010. Pagano Francesco Mario,
011. Palomba Giovanni Leonardo,
012. Russo Vincenzo (giurista),
013. Scotti,

RAPPRESENTANTI

014. Baffi Pasquale (ellenista),
015. Bisceglie Domenico,
016. de Renzis Leopoldo,
017. Fasulo Nicola,
018. Pignatelli Diego (duca di Monteleone),
019. Porta Vincenzo (matematico)
020. Riario Giovanni (nobile di I classe) .
021. Rotondo Prosdocimo (avvocato),

MINISTRI

022. De Filippis Vincenzo (ministro dell'Interno, matematico)
023. Manthonè Gabriele (ministro della Guerra, ufficiale d'artiglieria),
024. Pigliacelli Giorgio (avvocato, ministro della Polizia),

GENERALI, UFFICIALI ecc.

025. Andreossi Colombo,
026. Anisi Pasquale di Pollenza,
027. Battistessa Pasquale,
028. Bozzotri Luigi (notaio),
029. Buonocore Francesco,
030. Cammarota Giuseppe,

031. Colonna Giuliano (figio del principe di Stigliano Colonna),
032. Cotilla Giuseppe,
033. de Marco Gaetano (capitano),
034. de Simone Gianbattista,
035. d'Ischia Vincenzo,
036. Falconieri Ignazio (prete),
037. Federici Francesco (maresciallo, politico),
038. Giampriani Michele,
039. Grenalais Luigi (ufficiale di marina),
040. Grimadi Francesco,

041. Guardati Francesco (di Sorrento, ex benedettino),
042. Jossa Raffaele,
043. Maffei Melchiorre di Sant'Angelo (commerciante),
044. Malesa Pasquale (aiutante di campo di Joubert, al servizio della Francia),
045. Marini Filippo (marchese di Genzano),
046. Marino Michele [il Pazzo] (ex lazarone e poi capobanda al servizio della Francia) († 29.8),
047. Massa Oronzo (dei baroni di Galugnano della provincia di Lecce),
048. Mastrangelo Felice,
049. Mauri Carlo (marchese di Polvica),
050. Mazzetelli Andrea (pilota della marina da guerra),

051. Montemajor Raffaele (ufficiale di Marina)
052. Muscari Carlo di Castovillari,
053. Pacifico Nicola (botanico),
054. Pagano Domenico,
055. Perla Domenico,
056. Pignatelli Ferdinando (principe di boli),
057. Pignatelli Mario (fratello del principe di boli),
058. Riario Giuseppe (nobile di I classe),
059. Ricciardi Nicola,
060. Rosselli Clino (letterato),

061. Rossi Gaetano,
062. Ruggiero Eleuterio (maggiore),
063. Schipani Giuseppe,
064. Serra Germano (dei duchi di Cassano),
065. Spanò Agamennone,
066. Tocco Antonio,
067. Tramaglia Antonio,
068. Varanese Giovanni,
069. Vitagliano Nicola (ufficiale meccanico),

FUNZIONARI CIVILI E ALTRI

070. Albaretta Giuseppe,

071. Alberini Bernardo,
072. Arucci Gennaro (medico),
073. Assanti Vincenzo,
074. Astore Francesco (giudice di pace),
075. Avella Antonio [Pu/agliuchella] (ex lazarone e poi giudice di pace) († 29.8),
076. Bagno (o Bagni) Francesco (professore di medicina all'Universitario),
077. Bassetti Francesco,
078. Belloni Giuseppe (prete),
079. Borga Emanuele,
080. Cacace Giuseppe,

081. Calise Aniello,
082. Caputo Severo (nobile, amministratore della regione del Vesuvio),
083. Caracciolo, principe di Torella,
084. Carlomagno Nicola (comissario di governo pressola polizia),
085. Castagnola Michele,
086. Ciccone Michelangelo (poeta ed improvvisatore),
087. Ciccopieri Gregorio,
088. Colace Onofrio (ex consigliere),
089. Coppola Antonio,
090. De Gennaro Leopoldo (maresciallo del Castello d'Ischia),

091. de Lucca Antonio,
092. De Meo Niccolò (religioso),
093. Fasulo Giuseppe,
094. Feola Francesco,
095. Fiorentino Andrea,
096. Fiorentino Niccolò (giureconsulto, ex amico del giudice Guidobaldi),
097. Fonseca Pimentel Eleonora (letterata, redattrice del Monitore Partenopeo),
098. Giordano Annibale,
099. Granata Francesco-Saverio (ex carmelitano),
100. Grutther Pierre-Marie,

101. Gualzetti Giacomo Antonio (poeta, Adelaide e Comminges),
102. Laguezza Giuseppe,
103. Lentini Rocco,
104. Lubrano Nicola (parroco dell'isola di Procida),
105. Lucci Gaspare,
106. Lupo Vincenzo (commissario del governo presso l'alta commissione militare)
107. Mangeri Gregorio (avvocato),
108. Mattei Gregorio (letterato, figlio del più famoso Saverio),
109. Mazzola Niccolò,
110. Morgera Gaetano (prete)

111. Morglies,
112. Natali (o Natale) (vescovo di Vico),
113. Neri Niccolò,
114. Nicoletti Pietro,
115. Rossi Luigi (giudice dell'alta comissione militare, poeta),
116. Sardella Antonio,
117. Schiano Onofrio,
118. Schiano Salvatore,
119. Palomba Niccolò (prete),
120. Perna Antonio,

121. Piatti Antonio,
122. Piatti Domenico,
123. Pignatelli Vincenzo di Màrsico.
124. Poerio Giuseppe [???],
125. Ragni Domenico Antonio,
126. Ruggi Antonio
127. Ruggi Ferdinando,
128. Rossi Niccolò-Maria,
129. Sanfelice Maria Luisa Fortuna,
130. Schiano Onofrio,

131. Schiano Salvatore,
132. Scialoja Antonio (uomo di lettere),
133. Sies Pasquale,
134. Spaccone,
135. Vatilla Giuseppe,
136. Velasco Antonio (capitano di marina),

[Elenco, rivisto e modificato, riportato in: Alexander Dumas, Le confessioni di una favorita, Tullio Pironti Editore Napoli 2000; rivisto, modificato e integrato.]


Altri, riportati in altre fonti:
. Machiavello Michele [il Paggio] (ex lazarone e poi capopopolo);





SICILIA
Viceré
arcivescovo
Lopez y Royo

(1795 gen - ?)

1799

[il re è costretto, dopo una rotta catastrofica, a lasciare Napoli (dove è proclamata la repubblica) e riparare in Sicilia;]

Gennaio
Fabrizio Ruffo (cardinale dal 1791 e guida del movimento sanfedista), che ha seguìto la corte Borboneca in Sicilia, sottopone ai sovrani un audace piano di riconquista del regno;

Febbraio
7
, munito più di incoraggiamenti verbali che di aiuti finanziari, sbarca a Pizzo di Calabria con pochissimi seguaci e facendo abilmente leva sul secolare odio contadino contro i signori e i borghesi (spesso identificati con i "giacobini") riesce a formare una ragguardevole truppa formata in gran parte da sbandati e da briganti (come Gherardo Curci [Sciarpa] e Michele Pezza [Fra Diavolo]);

Marzo
7
, questa "Armata cristiana e reale" si impadronisce di Catanzaro, devasta Crotone e penetra in Basilicata e in Puglia dove Altamura, che oppone tenace resistenza, viene sottoposta ad un orribile saccheggio;

Giugno
dopo aver piegato per la capitale, la occupa dopo aspri combattimenti; spaventato dagli eccessi delle sue bande, e favorevole ad una politica di clemenza verso i vinti, negozia la resa dei repubblicani promettendo loro la salvezza e la libertà di espatriare; ma i patti vengono violati dall'ammiraglio H. Nelson, d'accordo con la corte Borboneca, e nei mesi successivi moltissimi patrioti cadono vittime della reazione.
Una volta restaurato il suo potere a Napoli, il re si lascia andare (anche su pressioni della moglie) ad una durissima repressione contro i patrioti della repubblica partenopea (più di cento le esecuzioni);

Dinanzi alla confusione europea e alla minaccia militare della Francia, la classe dirigente siciliana si orienta [forse sbagliando] verso l'Inghilterra, additata come esempio di ordine e di libertà. Al pensiero moderato si oppone una piccola schiera di democratici, quasi tutti catanesi, come E. Rossi, Salvatore Scuderi, Gagliani. Non mancano le tendenze estremiste come in G. Ardizzone, nel principe di Campofranco e in F.P. Di Blasi che sostengono idee democratiche da attuarsi, comunque, in una Sicilia indipendente.
Questa tendenza tuttavia è di pochissimi e viene combattuta senza pietà dal popolo che ritiene lecito "fare un macello dei giacobini".
Nel periodo gennaio-febbraio 1799 i tumulti contro i giacobini o presunti tali sono circa una quarantina.





Arco, Carlo conte d' (Mantova 1799-1872) erudito e storico italiano;
Storia della vita e delle opere di Giulio Romano
Dell'economia politica del municipio di Mantova ai tempi in cui si reggeva a repubblica (1842)
Studi intorno al municipio di Mantova (1871-72, in 7 voll.).

– Argelander, Fiedrich Wilhelm August (Memel 1799-Bonn 1875) astronomo tedesco;
Catalogo e atlante stellare (1859-63, con più di 324.000 stelle).

Balzac, Honoré de (Tours 1799-Parigi 1850) scrittore francese.

Bernadotte, Oscar (1799-1859) re di Svezia;
[Figlio di Jean- Baptiste, sposò la figlia di Eugène de Beauharnais e divenne, dopo la morte del padre, re di Svezia.].

– Bianchi, Angelo o Aurelio Bianchi Giovini (Como 1799-Napoli 1862) pubblicista e politico italiano;
1830, nel Canton Ticino dirige «L'Ancora» e «Il Repubblicano della Svizzera italiana»;
Biografia di fra' Paolo Sarpi (1836)
1848-52, a Torino dirige «L'Opinione» e «L'Unione» dal 1853
1860, dirige il quotidiano napoletano «Patria».

Bourget, Ignace (Lévis, 30 ottobre 1799 - Sault-au-Récollet, 8 giugno 1885) arcivescovo cattolico canadese; intransigente ultramontano;
1822, 30 novembre, ordinato presbitero, è segretario del vescovo sulpiziano Lartigue, ausiliare di Québec residente a Montréal;
1836, Lartigue, eletto vescovo della neo-eretta sede di Montréal, lo nomina vicario generale della diocesi;
1837, 25 luglio, consacrato vescovo dal vescovo Lartigue, viene eletto vescovo titolare di Telmisso e coadiutore di Montréal;
1840, succede al defunto vescovo Lartigue nella sede di Montréal;
[- Fa erigere la cattedrale di Maria Regina del Mondo su modello della basilica di San Pietro in Vaticano;
- fa insediare nella sua diocesi numerose comunità di religiosi europei, come i missionari Oblati di Maria Immacolata, i gesuiti, le suore della Società del Sacro Cuore di Gesù;
- favorisce anche la nascita di congregazioni autoctone, come le Suore dei Santi Nomi di Gesù e Maria, le Suore di Sant'Anna di Lachine, le Suore della Provvidenza;
- lancia un appello ai cattolici a sostenere finanziariamente la difesa dello Stato della Chiesa contro i sabaudi e incoraggia l'arruolamento di giovani volontari canadesi tra gli zuavi pontifici.]

1876, lascia il governo della diocesi;
26 giugno, viene eletto arcivescovo titolare di Marcianopoli.


Celakovsky, Frantisek Ladislav (Strakonice 1799-Praga 1852) scrittore ceco, redattore del «Giornale di Praga» poi licenziato per una nota contro lo zar;
Canti nazionali slavi (1822-27)
Eco di canti russi (1829, in 2 voll.)
Eco di canti cechi.

Clapeyron, Émile (Parigi 1799-1864) fisico e ingegnere francese, noto soprattutto per aver formulato, sulla base dei lavori di Sadi-Nicolas Carnot, l'equazione della termodinamica detta appunto "equazione di Clapeyron" o di Clausius-Clapeyron;
[L'equazione di Clapeyron esprime l'influenza della pressione sulla temperatura alla quale si ha un cambiamento di stato, e la variazione della pressione di vapore con la temperatura (anche "equazione dei gas perfetti per una mole"). 
In termodinamica, per rappresentare geometricamente lo stato di un sistema si usa il piano di Clapeyron, un piano cartesiano nel quale le due coordinate sono la pressione e il volume.
Nel campo della scienza delle costruzioni, oltre a formulare quello che sarà poi chiamato teorema di Clapeyron (il lavoro di deformazione dovuto a più forze è pari alla metà della somma dei lavori compiuti dalle singole forze), egli stabilisce la cosiddetta equazione de tre momenti, un teorema che permette di determinare i momenti e le reazioni vincolari di una trave continua.]
1830, dopo un periodo trascorso in Russia, dove insegna matematica applicata a Pietroburgo, rientra in Francia e si dedica a studi di termologia e alla progettazione di grandi opere di ingegneria civile.

Dabormida, Giuseppe (Verrua, Savoia, Torino 1799-Buriasco, Torino 1869) militare e politico italiano;
1828, professore nell'Accademia militare;
1838-41, insegnante dei principi reali;
1848, 18 marzo, segretario generale del ministro della guerra A. Franzini che sostituisce di fatto nella carica fino all'agosto; maggiore generale nel giugno e ministro della guerra dal 21 agosto al 27 ottobre, riorganizza l'esercito piemontese con misure epurative che colpiscono vari generali ed impone a Carlo Alberto la rinuncia al comando supremo a favore del generale E. Bava; giugno, deputato;
1852, gennaio - 1855, gennaio, ministro degli esteri nei gabinetti d'Azeglio e Cavour, quando si dimette perché non considera favorevoli le clausole dell'alleanza che porta il Piemonte nella guerra di Crimea;
1859, luglio-gennaio 1860, ministro degli esteri dopo Villafranca, si oppone in Senato alla cessione di Nizza e della Savoia alla Francia
1863, viene fatto conte da Vittorio Emanuele II.

Döllinger, Johann Joseph Ignaz von (Bamberga 1799-Monaco 1890) storico e teologo tedesco, sacerdote; oppositore dichiarato (1861) al potere temporale e decisivo avversario del Sillabo papale con la sua concezione politico-ecclesiastica, ostile alla dottrina dell'infallibilità pontificia, rifiutò la definizione dogmatica decisa dal Concilio Vaticano I (1870); venne scomunicato nel 1871;
Storia della chiesa (1836-38)
La riforma (1846-49)
Lutero (1851)
Cristianesimo e chiesa (1860)
La chiesa e le chiese. Papato e Stato della chiesa (1861)
Lettere romane sul concilio (1870)
1873, presidente dell'Accademia Bavarese delle Scienze.

Estébanez Calderón, Serafin o El solitario (Málaga 1799-Madrid 1867) scrittore spagnolo, tipico rappresentante del "giornalismo costumbrista", studioso di greco e di arabo, avvocato , deputato in varie legislature e senatore a vita dal 1853;
Los tesoros de la Alhambra (1831, I tesori dell'Alhambra)
Escenas andaluzas (1847, Scene andaluse, articoli di "costume" dedicati ai bassifondi di Malaga).

Formenton, Francesco (1799-1874) ingegnere e storico vicentino, autore di una ponderosa storia cittadina, oltre che di pubblicazioni relative a studi e progetti su piani stradali, manutenzioni di opere pubbliche, memorie storiche e artistiche locali;
1842-56, dirige, come ingegnere del Comune di Vicenza, i lavori stradali;
1848, esule, rientra poi a Vicenza ma viene perseguitato dagli austriaci;
1867, viene eletto consigliere comunale.

Garrett, João Baptista da Silva Leitão de Almeida (Oporto 1799-Lisbona 1854) scrittore portoghese, ministro degli affari esteri nel 1852, promosse la costruzione del Teatro Nacional Dona Maria II;
Camões (1825, poema, segna l'ingresso del romanticismo in Portogallo)
Frei Luis de Sousa (1843, Frate Luis de Sousa)
Flores sem fruto (1845, Fiori senza frutto)
Viagens na Minha Terra (1846, romanzo, Viaggi nella mia terra)
Folhas caidas (1853, Foglie cadute).

Hébert, Michel Pierre Alexis (Granville, Manche 7 luglio 1799 – château de Saint-Gervais ad Asnières, Eure 19 aprile 1887
) politico francese.

Le Bègue, Charles Gabriel – conte di Germiny (Cliponville 3 novembre 1799 – château de Motteville 22 febbraio 1871) finanziere e politico francese;
[Figlio di Henri-Charles Le Bègue, conte di Germiny, deputato, prefetto e pari di Francia.
Coniuge: nel 1825 sposa , il épouse Marie-Louise-Elisabeth Humann, figlia del ministro delle Finanze G. Humann.
Figli:
. Adrien (1826-1922), reggente della Banque de France, amministratore della Banque de Paris et des Pays-Bas;
. Eugène (?-?), consigliere municipale di Parigi, poi avvocato a Buenos-Ayres;
. Juliette (?-?), che sposa Jules Reiset;
. Joséphine Louise Isabelle (1836-1891), che sposa Henry Ramey de Sugny (fratello di Francisque-Joseph Ramey de Sugny);
. Marie Amélie (1839-1891), che sposa il visconte Charles Benoist d'Azy (figlio di Denis Benoist d'Azy).]

1832, entrato nel Consiglio di Stato, viene nominato "maître des requêtes" (relatore sui ricorsi);
1840, suo suocero, G. Humann, nuovo ministro delle Finanze, lo prende come capo di gabinetto;
1842, viene nominato "receveur général" (esattore generale) di Saône-et-Loire, poi prefetto di Seine-et-Marne, conseiller-maître alla Corte dei conti e receveur général delle finanze a Rouen;
prende parte alla creazione del "Comptoir d'Escompte" (Banco di sconto);
[È presidente della Compagnie immobilière e amministratore di diverse società finanziarie, tra cui le Fonderies et forges d'Alès, della Compagnie de Paris à Orléans (1842-49) e delle Nationales (1851).
Cofondatore della Société des houillères et fonderies de l'Aveyron, prende il posto dei Pereire [?] in diverse società, tra cui la Banque impériale ottomane. È membro del "Cercle des chemins de fer" e del "Jockey Club".]

1850, diviene Régent della Banque de France;
1851, 24 gennaio-10 aprile, ministro delle Finanze nel governo del "Piccolo ministero"; 10 aprile, dà le dimissioni; 11 aprile, è fatto commendatore della Légion d'honneur;
1854, è nominato governtore del Crédit foncier;
1857, è nominato governatore della Banque de France;
1860, 16 agosto, con decreto viene promosso grande-ufficiale della Légion d'honneur;
1863, nominato senatore, lascia il suo posto alla Banque de France;
1887, 19 aprile, muore nel castello di Saint-Gervais ad Asnières (Eure).

Mamiani della Rovere, Terenzio (Pesaro 1799-Roma 1885) politico e scrittore italiano, abile mediatore tra cattolici e liberali anche se privo di un'originale concezione filosofica e politica;
1826, a Firenze entra in contatto col circolo liberal-moderato di G.P. Vieusseux e frequenta N. Tommaseo, G. Capponi, G.B. Niccolini e G. Leopardi, suo parente;
1828, morto il padre, il gentiluomo di provincia Gian Francesco, torna a Pesaro;
1831, durante i moti è ministro degli interni nel governo delle province unite italiane costituitosi a Bologna; restaurato il dominio pontificio, grazie all'intervento degli austriaci, finisce in carcere a Venezia per essere poi condannato all'esilio perpetuo; si stabilisce a Parigi;
Inni sacri (1832, la cui dedica è amaramente ironizzata dal G. Leopardi della Ginestra)
Del rinnovamento della filosofia antica italiana (1836, di orientamento empirista)
Sei lettere (1838, in risposta alla censura dei suoi deboli argomenti attuata da A. Rosmini)
Idilli (1840)
Dell'ontologia e del metodo (1841)
Dialoghi di scienza prima (1846)
1847, assunta ormai una posizione politica di cattolico-liberale, tenacemente conservatore, è chiamato a Roma da Pio IX;
1848-49, a Roma, non senza contrasti con la curia, svolge un ruolo di primo piano negli anni dell'esperimento costituzionale; dopo la parentesi repubblicana cade però in disgrazia del papa per non aver saputo evitare l'insurrezione; si trasferisce quindi a Torino;
Confessioni di un metafisico (1856, pubblicato a Torino sulla «Rivista contemporanea»; edito in volume nel 1865)
1860, eletto nel parlamento subalpino, sostiene la politica di Cavour;
1861, ministro della pubblica istruzione e successivamente ministro plenipotenziario in Grecia e a Berna;
Teorica della religione e dello stato (1868)
1870, ottiene la cattedra di filosofia della storia nell'università di Roma;
1871, è relatore della "legge delle guarentigie" ma rimane un convinto assertore del principio di Cavour "libera chiesa in libero stato";
Del papato nei tre ultimi secoli (1885).

Marini, Angelico o fra Angelico da Pistoia (S. Pierino in Vincio, Pontelungo, Pistoia 1799 – Pescia 5 marzo 1866) ecclesiastico e politico italiano.

Monnier, Henri (1799-1877) disegnatore francese.

Poiseuille, Jean-Léonard-Marie (Parigi 1799-1869) medico e fisiologo francese; si occupò in particolare di fisiologia sanguigna e della respirazione.

Pretorius, Andries (Graaff Reinet, Città del Capo 1799-Magaliesburg, Transvaal 1853) politico sudafricano, appartenente a una delle prime famiglie di coloni di origine olandese;
[Padre di Marthinius (1819-1901).]
1838, è tra i protagonisti del "grande trek" (grande migrazione), l'esodo dalla Colonia del Capo verso il Natal compiuto dai boeri per sottrarsi alla giurisdizione inglese;
1842, dopo aver comandato le vittoriose guerre contro gli zulu ed aver animato la resistenza boera del Natal contro la Gran Bretagna, accetta di venire a patti con gli inglesi e rimane nel Natal, ritornato sotto il potere inglese fino a 1847;
1848, falliti i tentativi di conciliare il nazionalismo boero con la sovranità della Gran Bretagna, passa il fiume Vaal e combatte ancora contro gli inglesi; 
1852, con il trattato di Sand River, ottiene il riconoscimento dell'indipendenza per i bianchi del Transvaal;
1855, Pretoria, attuale capitale del Sudafrica, prende il suo nome.

Puškin, Aleksandr Sergeevic (Mosca 1799-Pietroburgo 1837) poeta russo.

Schönbein, Christian Friedrich (Metzingen 1799-Sauersberg 1868) chimico tedesco, studiò chimica e fisica alle università di Tubinga ed Erlangen; soggiornò poi a lungo in Francia e in Inghilterra, dedicandosi all'insegnamento;
1828, si trasferisce a Basilea dove insegna alla locale università ed è anche eletto membro del parlamento;
1845, sottopone il cotone a nitrazione con un miscuglio di acidi nitrico e solforico (miscela solfonitrica) ottenendo il fulmicotone o cotone fulminante, formato in preponderanza da nitrocellulosa (trinitrocellulosa o dodecanitrocellulosa, con un contenuto in azoto del 14,14%) che brevetta ma non riesce a produrre industrialmente. 
[Durante la fabbricazione si verificano molte esplosioni accidentali; solo nel 1875, il chimico inglese Frederick Augustus Abel elaborerà un trattamento per rendere le nitrocellulose stabili e maneggevoli. (vedi A. Sobrero). L'uso della polvere nera di R. Bacon comincia così a declinare. ].

Spallanzani, Lazzaro (Scandiano 1729-Pavia 1799) naturalista, biologo e fisiologo italiano;
1754 (o 1755)-1769, insegna dapprima a Reggio Emilia e quindi a Modena, discipline sia umanistiche che scientifiche; prende frattanto gli ordini minori;
Dissertazioni due… (1765)
1769, è all'università di Pavia come professore di scienze naturali ed ha un rapporto particolarmente stretto con il naturalista svizzero Ch. Bonnet; compie diversi viaggi di studio in varie parti d'Italia,
1779, …in Svizzera
1781, …a Marsiglia
1782, …in Istria
1785-86, …a Costantinopoli;
Viaggi alle due Sicilie e in alcune parti dell'Appennino (1796)
Viaggio in oriente (postumo 1888).

Stanley, Edward Geoffrey – conte di Derby (Knowsley, Lancashire 1799-1869) politico britannico;
1832, uno dei più accesi sostenitori della battaglia per la riforma elettorale;
1830-33, segretario generale per l'Irlanda;
1833-34, ministro delle colonie nel ministero Grey elabora la legge per l'emancipazione degli schiavi;
1841-44, ministro delle colonie nel gabinetto tory di R. Peel;
1846, protezionista convinto diventa leader dei conservatori;
1852, 1858-59, 1866-68, primo ministro, ma il suo ruolo politico viene offuscato da quello di Disraeli.

Tenaille de Vaulabelle, Achille (Châtel-Censoir 28 ottobre 1799 – Nice 27 marzo 1879) giornalista, storico e politico francese;
[Proveniente da una famiglia della nobiltà della
Nièvre, apparteiene alla stessa famiglia di Théodore Tenaille de Saligny.
Fratello di Éléonore Tenaille de Vaulabelle, scrittore e drammaturgo.]

1818, dopo essere stato prefetto dell’Yonne, raggiunge Parigi;
1824, fa riapparire «Le Nain jaune» e participa alla fondazione del giornale «Le Pour et le Contre» (che nel 1830 prende il titolo di «Révolution»);
1838, si oppone al nuovo governo in maniera moderata, collabora al «Messager» e al «National»;
1848, rappresentante dell’Yonne all’Assemblea costituente; 5 luglio-13 ottobre, ministro dell'Istruzione pubblica e dei Culti;
[Durante il suo mandato si sforza di riorganizzare il servizio delle ispezioni e di dare più importanza all'insegnamento della storia e delle lingue viventi. Arrêtés:
- portant fixation des frais d'inspections, de tournées, de missions et de déplacement des memb…,
- relatif à une nouvelle organisation de l'enseignement des langues vivantes dans les lycées et…,

1849, Assemblea nazionale. Progetti di decreto relativi a:
. un crédit de 22,500 fr. à affecter à la bibliothèque, 1849,
- un crédit extraordinaire de 182.770 fr., pour subven, 1849,
- un crédit supplémentaire à ouvrir en augmentation de, 1849,
- l'Ecole d'Administration, précédé de l'exposé des motifs, 1849.]

1879, 27 marzo, muore a Nizza.

Thomson, Charles1° barone Sydenham (Waverley Abbey, near Farnham, Surrey 13 settembre 1799 - Kingston, Ontario, Canada 19 settembre 1841) uomo d'affari britannico, politico (Whig), diplomatico;
[Figlio di John Buncombe Poulett Thomson, mercante a Londra, e di Charlotte, figlia di John Jacob.
Suo padre era il capo della J. Thomson, T. Bonar and Company, un ditta di successo che ha fatto affari con la Russia.]

1834, 5 giu-14 nov, presidente del Board of Trade sotto lord Melbourne;
1835, 8 apr-29 ago 1839, presidente del Board of Trade;
1839-41, 1° governatore generale del Canada; diventa 1° barone Sydenham.

Töpffer, Rodolphe (Ginevra 1799-1846) scrittore svizzero di lingua francese, illustratore caricaturista, realista ostile alla moda romantica; figlio del pittore W.A. Töpffer, volle seguire le orme paterne, ma fu costretto ad abbandonare la pittura a causa di una malattia agli occhi; si dedicò quindi all'insegnamento istituendo una scuola privata; ottenne in seguito una cattedra di retorica all'Accademia di Belle Arti di Ginevra;
La bibliothèque de mon oncle (1832, La biblioteca di mio zio, racconto umoristico e autobiografico)
Nouvelles genevoises (1841, Racconti ginevrini)
Monsieur Jabot (1833, La storia del signor Jabot, in cui anticipa i moderni fumetti)
Monsieur Crépin (1837, La storia del signor Crépin).

Vaïsse, Jean-Claude-Marius-Magdeleine (Marseille 8 agosto 1799 – Lyon 29 agosto 1864) funzionario e politico francese;
[Nato in una famiglia agiata originaria del Rouergue.]

Vivien, Alexandre-François Auguste o Vivien de Goubert (Parigi 3 luglio 1799 – Parigi 7 giugno 1854) politico francese;
[Figlio di un avvocato.]

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Stampa

«segue da 1798»
1799
Italia
Roma
- "Tipografia della Congregazione di Propaganda fide", stamperia poliglotta.
Il campionario dei caratteri contiene serie 44 lingue.
Viene saccheggiata da rivoluzionari francesi (pure nel 1812).
Sudafrica
Città del Capo, il primo libro stampato è un opuscolo della London Missionary Society tradotto in olandese.
«segue 1800»

La rivoluzione industriale

«segue da 1798»
1799, macchina continua per fabbricare i rotoli di carta di Robert; processo Lebon per produrre gas illuminante;
«segue 1800»

Stele di Rosetta

1799, luglio, alcuni soldati francesi della spedizione napoleonica in Egitto trovano, tra le pietre del forte Julien presso Rosetta, una stele in basalto nero larga 72 cm e alta 1,14 m, che porta iscritto un decreto di ringraziamento rivolto dai sacerdoti di Menfi a Tolomeo V Epifane, datato al 196 a.C.; 
il testo, redatto in geroglifico, in demotico e in greco, ha importanza capitale per la decifrazione della più antica scrittura egizia; lo stesso Bonaparte fa avere copie del documento in Europa;
1801, della stele si appropriano gli inglesi e ora si trova nel British Museum di Londra; 
fra gli studiosi che si dedicano alla decifrazione del testo ci sono:
- I.D. Akerblad (Svezia), 
- Silvestre de Sacy (Francia),
- Th. Young (Inghilterra)
e, soprattutto, il francese J.-F. Champollion
1822, proprio quest'ultimo scopre la chiave di interpretazione, accorgendosi che i geroglifici hanno valore alfabetico, sillabico e ideografico.

sanfedisti
[cattolici reazionari]

1799, in coincidenza con la ritirata delle truppe francesi dall'Italia, hanno luogo numerose insurrezioni di bande armate (formate prevalentemente da contadini), in varie regioni, contro le forze di occupazione straniere e i loro sostenitori in nome della "santa fede" degli avi;
febbraio, vedi l' "Armata cristiana" raccolta dal cardinale F. Ruffo;
aprile, in Piemonte alcune bande di abitanti dei contadi, al comando di ex ufficiali della monarchia sabauda e di preti, attaccano reparti francesi e si abbandonano a violenze contro i patrioti; la più importante di queste è quella guidata da un certo Brandaluccioni e denominata "Massa cristiana";
maggio, tumulti antifrancesi scoppiano in gran parte dei contadi toscani e culminano nei fatti di Arezzo: la città viene invasa da masse di contadini armati al grido di "Viva Maria" che arrestano gli elementi favorevoli ai francesi e impongono la formazione di una nuova amministrazione cittadina; la cosiddetta "armata aretina" si dirige le settimane seguenti su Siena (dove vengono trucidati parecchi ebrei e simpatizzanti per le idee francesi);
7 luglio, la stessa armata occupa Firenze.

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